Vivere per il goal: il gioiellino Samake sogna in grande
Dal trampolino di lancio a Roccella sino all’esplosione definitiva a Licata. A suon di goal, Boubacar Samake ha attirato l’attenzione di molti e dal Primo Luglio dovrebbe essere l’attaccante dell’Arezzo.
L’estate è alle porte e con sè porterà le roventi giornate di calciomercato. Tra trattative milionarie e clamorosi colpi di scena, i tifosi sono pronti a sognare sotto l’ombrellone in attesa della nuova stagione. Questi mesi, però, sono anche quelli dove si possono fare i veri colpi, quelli in cui i dirigenti più capaci riescono a scovare i futuri crack del mercato. In questo senso il calcio dilettantistico diventa fucina di talenti già pronti per il salto di qualità. Boubacar Samake è un nome che, ancora per poco, non ha trovato la ribalta nazionale ma incarna tutte le caratteristiche del profilo pronto a sbarcare nel calcio professionistico. Quotidianamente sentiamo parlare, ed abusare, dei termini “calciatore moderno” e “attaccante moderno”. In realtà è un modo troppo semplicistico di descrivere un determinato calciatore.
Nel calcio attuale, invece, Samake è riuscito a crescere passo dopo passo partendo veramente dal basso. Dai campi della periferia dell’universo calcistico fatto di riflettori e attenzione mediatica, il bomber maliano ha parlato l’unica lingua universale di questo sport: fare goal, tanti e di ogni tipo. Considerando i canoni della nuova tipologia del numero 9 europeo, Samake possiede tutte le caratteristiche fondamentali. Il classe 1999 ha grande forza fisica e velocità nonostante l’alta statura che gli permettono di essere dominante contro le difese avversarie anche giocando in isolamento. Questa stagione, poi, ha evidenziato anche la grandissima capacità di trovare la via della rete in ogni modo possibile: dal tiro di precisione, al tap in da opportunista passando per colpo di testa ed accelerate improvvise. Insomma una stagione che ha incoronato Samake come uno dei gioiellini del calcio dilettantistico non solo siciliano ma anche dell’intero panorama della Serie D.
Grande merito, in questo senso, va dato sia al Licata che a mister Romano. La società del presidente Massimino ha dimostrato grande capacità di intuito rischiando tutto su questa scelta. Dopo l’addio di Antonio Cannavò, non era per niente scontato puntare su un giovane classe ’99 proveniente da una retrocessione con il Roccella. Poi c’è stato il grande lavoro sul campo di un allenatore esperto come Pippo Romano. Attorno a lui è stata costruita una squadra armoniosa e giovane capace di essere letale per larghi tratti del campionato.
Adesso arriva il bello in questa lunga estate caldissima e ricca di trattative. Il giusto premio a coronamento di una storia di sofferenza, sacrifici ma anche voglia di emergere.