ACR-FC: Zona Rossa Messina
In testa alla classifica, il nome di Messina non si vedeva da un pezzo. Acr davanti, Fc subito dietro, due punti di distanza e un match da recuperare, che potrebbe all’improvviso invertire le gerarchie e consegnare al cacciatore il ruolo di lepre. Il girone I di serie D parla il dialetto stretto del Peloro, legittima i sogni dei tifosi e, paradossi dell’attualità, restituisce all’ambiente squadre di cui essere fieri proprio nell’anno di stadi chiusi e pandemia. Il dibattito, allora, lascia curve e tribune si accomoda al pc e trova sfogo in tastiere bollenti e social network costantemente sul punto di esplodere. Rivendicazioni più o meno legittime si accavallano, in una gara senza sosta a chi urla più forte.
Le divisioni ataviche della città, l’incapacità storica di fare fronte comune per superare le difficoltà, un tempo messe da parte nel giorno della partita, quando tutti si riscoprivano uniti e messinesi, oggi trovano intorno al pallone che rotola il terreno più fertile per attecchire. Zona rossa si o no, De Luca vittima oppure carnefice e, quasi non ne avessimo abbastanza, a mettere il carico sono arrivate anche Acr ed Fc. Intanto il contagio dilaga, la città guida la graduatoria nazionale dei positivi, i commercianti restano in ginocchio e sempre di Serie D, giornale sotto braccio, ci si ritrova a discutere.
Con l’orizzonte stretto, la totale assenza di programmazione e l’idea, difficile da sradicare, che prima del proprio bene debba venire il malessere altrui, le lotte intestine tra guelfi e ghibellini diventano il pane quotidiano, il fine ultimo di un ambiente drammaticamente spogliato della vitale voglia di emergere. In mezzo alla tempesta, l’amarezza si mescola, però, alla speranza. Al desiderio, forse ingenuo, di piangere ed emozionarci insieme per un pallone infilato all’incrocio.