
Venghino signori, il circo è ancora in città e prepara il gran finale

Clown, illusionisti, prestigiatori e burattinai hanno impreziosito lo spettacolo “Messina Calcio: tra presente e futuro”, ma ora è tempo di prepararsi all’epilogo di questo grottesco spettacolo.
E’ finita, anzi ancora no perché al peggio non c’è mai fine. Nessun lieto epilogo, nessun “salvatore” pronto alla salvezza in extremis, nessun intervento del fato, degli dei calcistici o della semplice provvidenza. Ci siamo appigliati a tutto in questi ultimi mesi, riscoprendo quella compattezza e quell’unione attorno ad una maglia che non si vedeva da tempi immemori. Pochi i visionari rimasti, tanti gli innamorati che si sono stretti alla squadra con la consapevolezza che il baratro era lì a pochi centimetri. Lo abbiamo fatto, però, denunciando tutto ciò che ruotava attorno al Messina calcio perché il tempo delle “protezioni” era abbondantemente finito. Bisogna avere coraggio in queste situazioni anche se in ballo ci può essere la morte sportiva di un grande amore.
Tutto questo non è servito a nulla direte voi. Appelli, presenza, una tifoseria pronta a trascinare questo gruppo di uomini verso una salvezza utopistica ben oltre il “miracolo sportivo”. Non credo che tutto questo sia stato vano perché, come ho evidenziato molte volte, la storia è ciclica e il Messina non morirà mai. Proprio nell’ora più buia quando non c’è certezza sul futuro, allora, bisogna ancor di più preservare quella dignità e quell’appartenenza calpestata e violentata da pochi. Il paragone con il circo calza a pennello perché in questa vicenda ci sono molteplici personaggi che hanno contribuito, a vario titolo, alla sequela di umiliazioni che si sono palesate.
Per l’ennesima volta ci ritroviamo a discutere di tutto, tranne che di calcio giocato. Il campo passa, inevitabilmente, in secondo piano nonostante una squadra che onorerà gli ultimi due impegni per acciuffare un clamoroso playout. A loro va il nostro ringraziamento più sincero per essersi dimostrati uomini in un mare in tempesta, incarnando quella “messinesità” che in città è quasi del tutto svanita. Ora inizierà la fase dello scarica barile, del disinteresse, di coloro che si dissoceranno, dei “ve lo avevo detto”, dei sapientoni social, degli innamorati solo a parole.
Ci ricorderemo di tutti voi perché, per una volta, vogliamo sperare che questa annata possa lasciare un vero segno. Messina come comunità deve iniziare a ricordare il passato, deve imparare dai suoi errori, deve costruire sulle macerie il proprio futuro. Altrimenti il detto “mancia e scodda” sarà per sempre l’unico nostro marchio di fabbrica. Piuttosto l’invito, adesso, è di continuare a mantenere gli occhi aperti e non distogliere lo sguardo. Di personaggi e personaggetti in cerca d’autore la storia di questa città è piena. Non facciamoci più ingannare dalle belle parole, dai progetti su carta, da coloro che promettono di tirarci fuori da questa mediocrità ma ne sono anche i diretti fautori.
Sciotto, Cissè, Alaimo, Basile e poi gli imprenditori cittadini e le cordate interessate. Prendetevela con chi volete voi, cercate il vostro capro espiatorio preferito ma ricordatevi sempre che, al netto delle responsabilità, i tifosi del Messina saranno gli unici a pagare e soffrire per l’eredità che lascerà questa stagione. Il Messina, ancora di più, deve diventare metafora della vita di ognuno di noi. Non un passatempo domenicale, né quel qualcosa che ci fa accontentare purché si alimenti la passione personale. Da spettatori feriti attendiamo il triste epilogo di questo circo qualunque esso sia dalla retrocessione, al fallimento, alla vittoria dei playout con conseguente mancata iscrizione. In questo momento poco importa la modalità. Cerchiamo, invece, di sfruttare questa tabula rasa per iniziare veramente un nuovo capitolo della storia centenaria del calcio in riva allo Stretto.
Se riusciremo ad uscire da quelle logiche che hanno messo radici qui da quaranta anni, il Messina calcio avrà un futuro solido. Altrimenti abbandoniamoci al classico lassismo messinese ed aspettiamo i prossimi “salvatori della patria innamorati del Messina”. D’altronde noi siamo il Messina, la tredicesima città di Italia, quella che non merita di giocare contro i paesini…