Totò Cocuzza, bomber eterno dal cuore d’oro
In prima linea davanti al tribunale, per diritti dei calciatori e in area di rigore avversaria. Totò Cocuzza ignora la carta d’identità, cambia maglia e con la stessa, disarmante facilità continua a buttare la palla in rete. A 34 anni, nonostante i campi di terra battuta, il re è sempre lui. Il suo gol ipoteca il successo dell’Enna in casa della Virtus Ispica e propizia la ripartenza del torneo di Eccellenza, dopo quasi sei mesi di stop. La firma più prestigiosa, la stessa con cui aveva sposato la causa dei calciatori dilettanti, ultima ruota del carro in tempi di pandemia. “Siamo padri di famiglia, viviamo di questo, lasciateci giocare o dateci un’alternativa seria”, aveva tuonato di fronte al silenzio assordante delle istituzioni italiane, raccogliendo applausi trasversali, sacrificando i propri interessi sull’altare del bene comune.
E’ il motivo per cui, al netto delle caratteristiche tecniche, l’attaccante si è sempre ritagliato un posto speciale nel cuore della gente. In mezzo a un ristretto manipolo di supporters, d’altronde dieci anni fa, davanti al tribunale c’era anche lui. Si lottava per scongiurare l’ennesimo fallimento del calcio messinese. Sofferente, tirato in volto e con la sigaretta in bocca, che magari per un atleta non è il massimo, sintetizzava perfettamente la drammaticità del momento. Cocuzza, nel freddo di dicembre, passeggiava nervosamente avvolto in un bomber scuro come il cielo, rassicurando tutti, giurando fedeltà eterna alla biancoscudata. Il suo legame, qualche tempo più tardi, verrà celebrato da ventimila persone assiepate sulle tribune del Franco Scoglio per festeggiare l’agognato ritorno tra i professionisti.
In tandem con il cugino Giorgio Corona farà faville, andando via da eroe, con la riconoscenza dovuta esclusivamente a chi è rimasto quando scappare sarebbe stato semplice e, per certi versi, comprensibile. La mancata riconferma da parte di Pietro Lo Monaco apre uno squarcio e sa di arrivederci. Non è un caso che l’addio del padron campano coincida con l’ennesimo incontro tra il palermitano e l’adorata maglia biancoscudata, primo acquisto della dimenticabile parentesi targata Stracuzzi. “Conosco meglio le vie di Messina, rispetto a quelle della mia città”, dichiarerà a Meriodionews, certificando un rapporto carnale edificato su fatica, sudore e valanghe di gol. Alla fine in riva allo Stretto saranno 38, distribuiti tra Serie D e Lega Pro e utili a scrivere pagine indelebili di storia recente. Noto, Agrigento, Vibo Valentia, San Cataldo, addirittura la Basilicata, quindi Enna, ultima tappa di un tour lunghissimo scandito da portieri sconfitti e battaglie sociali.