Ritiro Lamezia Terme: l’ennesima (triste) pagina di una consolidata abitudine italiana
Dopo una travagliata estate passata tra ricorsi, sentenze e aule di tribunale, il girone I di Serie D ha subito l’ennesimo scossone che mina ulteriormente la regolarità del torneo.
L’Acireale che costringe al pari il Trapani dopo dieci vittorie consecutive. Le goleade spettacolari di Siracusa e Vibonese, ma anche le splendide bagarre in vetta nei gironi siciliani d’Eccellenza. Per non parlare dei momenti delicati che, in Serie C, stanno attraversando Catania e Messina. L’ultimo weekend ci ha fornito tanti spunti di riflessione e materiale per degli approfondimenti specifici. Purtroppo dobbiamo deludervi perché questo inizio di settimana non sarà dedicato a nessuno dei protagonisti citati in precedenza. Anche quest’anno, infatti, siamo costretti a dare spazio ad un momento di riflessione. Uno spazio che, come redazione da sempre vicina al calcio dilettantistico, merita di avere risalto per denunciare l’ennesima brutta pagina di un’abitudine tutta italiana. Stiamo parlando del ritiro del Lamezia Terme dal campionato di Serie D girone I. L’ennesima decisione scellerata che va a colpire non solo il territorio calabrese ma, di riflesso, anche tutte le altre realtà che con grande sacrificio portano avanti una stagione così impegnativa come quella del massimo torneo dilettantistico.
Abbiamo preferito aspettare qualche giorno prima di parlare della vicenda. In realtà non faremo cronaca degli eventi né punteremo il dito sui “colpevoli”. Al contrario, nel nostro piccolo, vogliamo lanciare nuovamente e per l’ennesima volta un messaggio ben chiaro. Il destinatario? Non le società, non i presidenti, non i calciatori né tanto meno i tifosi. Chi deve prendere coscienza di tutto questo sta ai piani alti e fanno parte delle istituzioni che prendono le decisioni sul calcio italiano. Ciò che è avvenuto a Lamezia, infatti, è diventato un malcostume fin troppo diffuso. Appare totalmente legittimo poter cancellare tre anni di percorso sportivo semplicemente con uno stringato comunicato pieno di luoghi comuni. Frasi come “Il progetto FC Lamezia Terme è nato con l’obiettivo di creare un’unica identità calcistica per il territorio” e “Rimaniamo convinti che lo sport rappresenta un volano di sviluppo per la città” trasudano un’ipocrisia davvero immensa.
Probabilmente nei prossimi anni qualcuno ci dedicherà uno speciale televisivo, un reportage giornalistico o forse un libro su ciò che è avvenuto in Calabria sull’asse Reggina – Lamezia Terme. Nel frattempo, però, non possiamo negare quanto questa azione sconvolga ancora di più gli equilibri già scricchiolanti dell’universo dilettantistico ormai vicino al default. Fino a qualche settimane fa, sempre dal nostro sito, analizzavamo la bellezza di un girone I che finalmente tornava ad essere competitivo in vetta senza la nobile decaduta di turno a fare il vuoto sulla concorrenza. Ad oggi, invece, la corsa promozione così come quella salvezza è stata già falsata in maniera inequivocabile dal ritiro della società calabrese.
Naturalmente l’immediata reazione comune è stata quella dell’indignazione mista alla voglia di cambiamento. Ma le parole, come si suol dire, se le porta via il vento e l’atteggiamento di “voltare pagina” costantemente non porterà mai ad un miglioramento generale. Ad oggi, quindi, l’unica svolta può partire solo dai vertici di Lega. Serve il pugno duro con regolamenti ferrei e non facilmente raggirabili. Serve un minuzioso intervento deciso sul modo di agire delle società sia negli aspetti economici che burocratici. E’ necessario, soprattutto, dare credibilità ai tornei dilettantistici specialmente alla Serie D che rappresenta l’anticamera del calcio professionistico. Altrimenti, continuando su questo trend, daremo sempre più spazio agli “avventurieri” ed a tutti coloro che vorranno sfruttare il calcio come una semplice vetrina.
Perché quando i riflettori si spengono e difficile far tornare la luce.