Playoff Eccellenza Sicilia e quel format… che ha scontenato tutti
La stagione più strana della storia del calcio dilettantisco volge, finalmente, al termine. L’ombra del coronavirus ha, infatti, fortemente condizionato l’andamento di un campionato, quello di Eccellenza, altalenante tra stop, ripartenze e nuovi format.
Quello nello specifico scelto dal comitato regionale siciliano, è doveroso dirlo, non ha convinto nessuno, dagli addetti ai lavori alle società partecipanti, mugugni e perplessità digrignate sugli spalti deserti e nella maggiorparte degli spogliatoi, soluzioni frettolose che, in tempo di verdetti, hanno palesato tutte le proprie inadeguatezze .
Tocca però prima fare un passo indietro, più precisamente allo scorso 11 aprile, data della ripartenza del massimo campionato regionale dopo oltre 5 mesi di stop forzato. Le perplessità dettate da una pandemia giunta alla sua terza ondata, sommate alle pressioni delle società che dopo appena 6 giornate avevano visto andar in fumo sogni e progetti costringevano i comitati regionali a delle scelte tanto azzardate quanto delicate.
Non era semplice, doveroso sottolinearlo, per gli uffici di Ficarazzi (PA) trovare la quadra in una situazione cosí complicata, ma che qualcosa poteva esser fatto con maggiore attenzione appare, ora più che mai, evidente sotto gli occhi di tutti.
Tra conferme e rinunce ai nastri di partenza dei due gironi di Eccellenza si presentavano rispettivamente 10 e 13 squadre complici le risposte negative di Castellammare, Casteltermini, Monreale, Parmonval, Pro Favara e Sciacca nel Girone A e di Acquedolci, Real Siracusa, Santa Croce in quello orientale.
La soluzione è presto che trovata, conclusione della stagione con il completamento del girone di andata ed un calendario fitto di impegni per le compagini siciliane (e fin qui nulla da dire), quello che ha però fatto storcere il naso fin da subito è stata la soluzione adottata per l’appendice post season dei playoff che determinerà le prossime partecipanti al campionato di Serie D.
Due triangolari per le sei qualificate alla fase finale nel girone A, due quadrangolari (da disputarsi in appena una settimana) nel raggruppamento B.
Il primo vero autogoal è stato commesso nella discriminante scelta per la determinazione della classifica finale, favorendo la differenza reti allo scontro diretto in caso di due o più squadre a pari punti (a differenza per esempio del comitato regionale calabrese)
Discriminante confermata anche nei gironcini delle fasi finali, caso più unico che raro, che di fatto ha penalizzato oltre modo le formazioni protagoniste di uno scivolone alla prima uscita (vedi Siracusa Jonica 5-1) e quelle che avrebbero vantato uno scontro diretto a proprio favore (vedi Igea di Mr. Furnari rimasta con un pugno di mosche in mano nonostante i 6 punti totalizzati in 3 uscite)
Il secondo scivolone nella stesura del regolamento è sicuramente stato il diktat di qualificare alle semifinali del girone B, da disputarsi in campo neutro, prima e seconda dello stesso girone, e non ad incrocio come ci si sarebbe aspettato, scelta fortemente influenzata dalla volontà di far affrontare le due teste di serie al termine della regular season (Sancataldese e Akragas nel gir.A e Giarre e Siracusa nel gir.B) esclusivamente in finale.
Nel girone occidentale, tuttavia, la soluzione non è stata sicuramente ne più felice, nè tantomeno più fortunata. Il diavolo infatti si è vestito di rosso, e dopo due giornate il segno X la fa da padrone .
Nella prima uscita 1-1 nel big match tra Canicattí e Sancataldese, medesimo risultato tra Akragas e Dolce Onorio Folgore, nella seconda uscita invece si evidenziano i pareggi a reti bianche tra Mazara e Canicattí e tra Nissa e Dolce Onorio Folgore.
L’incubo di due ulteriori pareggi, nell’ultima decisiva giornata ingarbuglierebbe oltre modo l’accesso alla finale per la Serie D, semplificando la strada alle squadre con un miglior piazzamento al termine della regular season .
Critiche costruttive, non spari sulla croce rossa attenzione, per un futuro che dovrà inevitabilmente basarsi su una progettazione a lungo termine e mai più su scelte prese su due piedi.
Claudio Costanzo