Organizzazione, programmazione ed idee chiare: la Carrarese vola in Serie B
Dopo un’attesa lunga ben 76 anni, i toscani tornano nel campionato cadetto vincendo i playoff al termine di una cavalcata inaspettata.
In un caldo pomeriggio di metà giugno, cala ufficialmente il sipario sulla lunghissima stagione di calcio professionistico italiano. Come di consueto, infatti, è stata la finalissima playoff di Serie C a regalare le ultime emozioni ad un’annata ricca di colpi di scena e di grande spettacolo. Tanto c’è da fare per rendere il calcio italiano, specialmente quello delle categorie minori, più equilibrato e sostenibile ma la mission del presidente Marani è proprio quella di far tornare i tifosi e la loro passione al centro del progetto calcistico. Nonostante le note critiche che si ripetono ciclicamente, i playoff di Serie C nella loro struttura hanno fatto registrare un aumento sia di presenze negli stadi che di ascolti televisivi. Tutto questo è avvenuto anche senza l’apporto delle così dette big nell’atto finale.
Da tre anni a questa parte, infatti, a vincere la lotteria della post season è una squadra arrivata al terzo posto in regular season. Dal Palermo passando per il Lecco, adesso è toccato alla Carrarese. Una società che, magari, non scalderà l’interesse degli appassionati a livello mediatico ma che, in campo, ha dimostrato di meritare pienamente una promozione divenuta storica. Tralasciando l’attesa di quasi ottanta anni, il ritorno dei toscani in cadetteria è un segnale per tutte quelle società di terza serie che non partono con programmi ambiziosi ad inizio stagione. La Carrarese, infatti, ha costruito il suo successo passo dopo passo partendo dall’organizzazione fuori dal campo, dalla scelta degli uomini giusti e funzionali al progetto sino al quadro sportivo impreziosito da Antonio Calabro come allenatore.
Gli uomini copertina sono stati i calciatori ma è giusto partire dal vero leader dello spogliatoio, da un uomo che ha subito anche parecchie critiche nel recente passato. Calabro non è mai stato un uomo da grandi annunci o promesse. La vittoria di questi playoff rappresenta un vero riscatto personale per un tecnico abituato alle pressioni del girone C. Dopo aver fatto tanto bene con la Virtus Francavilla e la Viterbese, era arrivata la tanto attesa chiamata di una big con l’obiettivo chiaro di vincere il campionato. Al Catanzaro non si poteva dire no, ma la sua esperienza si è chiusa con un esonero amaro per una società che ancora doveva ben bilanciare gli investimenti milionari con la programmazione coerente di un campionato da vertice. Ecco proprio questa esperienza in Calabria, ha insegnato tanto all’allenatore che, arrivato in punta di piedi a Carrara a stagione in corso, ha dimostrato a 360 grandi tutte le sue capacità.
Dal mese di gennaio in poi, è arrivato il deciso cambio di passo per una squadra capace di scalare la classifica sino al terzo posto con ben dieci punti di vantaggio sul Perugia quarto. In un campionato dominato dal Cesena dei record, la Carrarese è riuscita ad arrivare sulle ali dell’entusiasmo ed in ottima forma ai playoff forte di ben quattro successi nelle ultime cinque uscite della regular season. Ma è ben noto che le sfide ad eliminazione diretta si giocano su un piano totalmente diverso rispetto al campionato: i dettagli diventano fondamentali così come la condizione fisica ma anche il fattore del “miglior piazzamento in classifica”. La grande capacità dei toscani è stata quella di puntare forte sui nuovi dettami costituiti da Calabro nella seconda parte di stagione. A partire da un’ottima fase difensiva costruita attorno ad una linea a tre, passando per le incursioni degli esterni sino alla capacità di svariare sul fronte d’attacco. Tante alternative tecnico-tattiche possibili grazie alle idee chiare avute dalla dirigenza in sede di mercato.
La Carrarese, non avendo un budget milionario a disposizione, ha costruito una rosa ben bilanciata tra esperienza, giovani in rampa di lancio ed elementi che, ampiamente valorizzati, sono diventati decisivi nei momenti clou della stagione. Un modo di intendere il calcio totalmente diverso da quello dei grandi nomi mediatici, dalle “figurine” e dai profili ultra trentenni provenienti dalle categorie superiori. L’ossatura di squadra ha trovato dei punti di riferimento ben precisi: da Bleve tra i pali alle certezze di Di Gennaro come leader della fase difensiva. In mediana le chiavi del gioco sono state consegnate al talentuoso Nicolas Schiavi mentre, sulle fasce, la rivelazione è stata il 2001 Zanon un autentico motorino instancabile. In avanti, poi, la Carrarese ha avuto grande varietà di marcatori senza la classica punta da venti goal. Tanti elementi offensivi alla ricerca di riscatto ed un bomber divenuto decisivo nei playoff.
Quest’ultimo risponde al nome di Mattia Finotto, classe 1992 abituato a vincere e giocare in piazze importanti in giro per l’Italia. I suoi playoff si sono chiusi con un bottino di tre goal ed un assist. Decisive le marcature siglate, tra andata e ritorno, contro il Benevento in semifinale. Poi l’esultanza storica è arrivata in finale contro il Vicenza, l’unica rete nell’arco dei 180 minuti. La Carrarese è in Serie B ed ora si apre una nuova fase completamente diversa come per tutte le squadre che vivono il salto in cadetteria.
I toscani hanno dimostrato che la forza delle idee e delle scelte ben oculate superano gli investimenti milionari. Nonostante un impianto di casa non adatto ad ospitare le gare di Serie B, che evidenzia il solito problema infrastrutturale italiano, la vittoria dei playoff da parte di un outsider dà ancora maggior valore ad una Serie C che deve ripartire dall’equilibrio e dalle capacità di saper fare calcio.