Non solo investimenti: il futuro della Serie C passa da programmazione e organizzazione
Terminata la regular season, la lotteria dei Playoff e le sfide decisive dei Playout stanno delineando sempre di più un nuovo modello calcistico sostenibile a fronte degli investimenti milionari.
Il mese di Maggio non è solo propedeutico per iniziare a porre le basi per la prossima stagione. Queste settimane sono anche estremamente pirotecniche per le appendici dei campionati che, tra Serie B e Serie C, ci stanno regalando sfide davvero interessanti e ricche di colpi di scena. Stiamo parlando di playoff e playout, quelle “formule infernali” che esaltano i tifosi ma che rappresentano l’esatto punto di non ritorno tra la massima gioia e l’estremo “dramma sportivo” in caso di retrocessione.
In particolare, però, queste settimane che seguono il termine di una lunga regular season rappresentano anche il momento giusto per riflettere e trarre delle conclusioni sul futuro del calcio italiano. Il focus, per tanti motivi specialmente economici, va orientato verso il campionato di terza serie che coinvolge davvero tutta Italia con i suoi tre gironi. Da ormai tanti anni i vertici istituzionali si sono interrogati sulla possibilità di attuare una riforma per rendere la Serie C più snella, accattivante e competitiva. Eppure ciò che non viene mai detto è che la formula attuale difficilmente vuole essere abbandonata: puramente per motivi di peso politico dal momento che sessanta squadre rappresentano un tesoretto da custodire gelosamente.
In attesa di future grandi novità, allora, appare necessario analizzare la direzione che questo torneo sta prendendo nel solco di un percorso che deve diventare sostenibile. Ad oggi, infatti, la Serie C rappresenta un campionato in cui le risorse si sperperano a fronte di pochissime entrate. Biglietterie, diritti TV, incentivi sull’utilizzo degli under: tutte queste voci rappresentano una percentuale davvero irrisoria a bilancio. Di contro, infatti, ci sono le enormi spese che ogni società deve affrontare per concludere una stagione a 360 grandi. Le tante difficoltà, poi, si evidenziano proprio nel mese di maggio: fallimenti, punti di penalizzazione, mancate iscrizioni o, addirittura, retrocessioni immediate dopo aver raggiunto la Serie B.
Di fronte a tutto questo, l’orizzonte generale deve mutare inevitabilmente. Escludendo dei rari casi, non esistono più i presidenti tifosi così accecati dalla passione da spendere fior fior di milioni di euro. Per questo motivo l’investimento massiccio di capitali difficilmente si traduce in promozione diretta. Al contrario, le idee e la programmazione possono fare la differenza. La vittoria della Juve Stabia nel girone C è stata catalogata, in maniera semplicistica e superficiale, come casuale ed episodica. In realtà la società campana rappresenta quel modello da seguire nella gestione delle risorse, nel giusto utilizzo del budget e nell’individuazione degli uomini chiave. Prima dell’aspetto sportivo, infatti, viene quello societario che passa da una strutturazione ben delineata. La Serie C è un campionato professionistico e come tale va gestito. Un aspetto che, purtroppo, non viene recepito a molteplici latitudini.
Per questo motivo anche i playoff ed i playout stanno evidenziando le notevoli differenze tra squadre costruite secondo metodi totalmente diversi. Non è un caso, infatti, che siano diversi gli esempi di società economicamente meno rilevanti capaci di compiere un percorso esaltante e vincente. Organizzazione e programmazione, quindi, stanno alla base del futuro di questa Serie C. Non solo parole vuote utili nelle conferenze di inizio stagione al pari di mission, progetto e via dicendo.
Trovare il giusto equilibrio tra competenza e risorse economiche rappresenta l’unico modo per attuare un piano pluriennale. Il massiccio investimento di milioni di euro e la costruzioni dei così detti “instant Team” rappresenta l’appiglio ad un calcio che in Italia ha fatto il suo tempo. Se vogliamo una crescita del movimento a 360 gradi, tanto passa anche dalle categorie minori e da un nuovo modo di interpretare il calcio nella sua gestione.