
Messina, scatta l’ora della verità: due settimane da dentro o fuori

L’amara sconfitta contro il Sorrento apre le porte ai giorni cruciali per il futuro del Messina tra scadenze economiche incombenti, lunghi silenzi e scarico di responsabilità.
Male, anzi malissimo. Il KO maturato al “Viviani” di Potenza contro il Sorrento ha lasciato uno strascico che difficilmente sarà digerito. Una sconfitta che pesa doppiamente perché all’orizzonte arriva un lungo periodo di sosta forzata. Nel prossimo weekend, infatti, i giallorossi non scenderanno in campo a causa dell’esclusione della Turris e dovendo osservare, da semplici spettatori, le avversarie affrontare una gara in più. In questo contesto davvero difficile sotto ogni punto di vista, nel quale anche la Lega che ne esce fuori con le ossa rotte ed una patina di vergogna, bisognerà concentrare tutte le energie sul salvare veramente il Messina. Questa volta non è uno slogan caratterizzato da hashtag più o meno azzeccati: anzi, per dirla tutta, la storia recente della Biancoscudata ci insegna che queste campagne hanno sempre portato ad epiloghi poco lusinghieri.
Dalle parole bisogna necessariamente passare ai fatti perché adesso non contano le fazioni, i “te l’avevo detto” o i sapientoni che spopolano nel loro habitat naturale: i social. In questo preciso momento storico, il Messina ha bisogno di un qualcosa che si è perso da diverso tempo cioè certezze, chiarezza e sicurezza. Per questo motivo le abbiamo definite le settimane del “dentro o fuori”, un bivio in cui capiremo se il nostro destino andrà verso l’oscuro baratro o si potrà ancora alimentare la fiammella della speranza. Il campo, per una volta, passa in secondo piano senza nulla togliere agli straordinari ragazzi che stanno veramente facendo un “miracolo” per tenere ancora viva la corsa playout.
Tuttavia questo non può bastare semplicemente perché, il prossimo 16 aprile, ci sarà una nuova scadenza federale. Bisognerà saldare stipendi, contributi e le somme non versate a febbraio scorso. Non stiamo parlando di milioni di euro e questo fa ancora più male perché Messina sta perdendo il professionismo, e forse anche di più, per delle somme davvero normali per il contesto calcistico attuale. Eppure la premiata ditta Sciotto, Alaimo, Cissè (solo per citare i front men), sta continuando a tessere quella tela oscura che ha un solo triste epilogo. Per chi ancora crede alle favole, deve veramente aprire gli occhi perché il tempo vitale è stato già sprecato. Per compiere questo miracolo che assomiglia, ormai, ad un’impresa epica o leggendaria serve gettare la maschera e mostrare tutte le carte sul tavolo.
Il sindaco Basile e la sua giunta devono intervenire apertamente senza trincerarsi dietro le logiche politiche o delle scuse davvero infantili. Ma non tocca solo a loro scendere veramente in campo. Adesso è tempo che anche le cordate interessate all’acquisto rendano pubbliche intenzioni, proposte concrete e raccontino quanto avvenuto fino ad ora. Altrimenti, con questi lunghi silenzi, si alimenta solo il chiacchiericcio spicciolo, si getta nello sconforto più totale la squadra e si favorisce il subdolo lavoro dei già citati responsabili. Ribadiamo con forza che a rischio non c’è solo il professionismo ma anche il futuro prossimo del calcio messinese che, come dimostrato in queste settimane, unisce un’intera comunità.
Se, poi, c’è la volontà di dare l’ennesimo colpo di grazia a questa città martoriata lo si dica fin da subito. Ma la storia ciclicamente ci ha insegnato che, in riva allo Stretto, dalle macerie e dalle ceneri si è sempre rinati.