Messina non ha bisogno di lezioni d’amore, passione e rispetto
Archiviata l’ennesima sconfitta sul campo contro la Juventus Next Gen, a far discutere sono state le dichiarazioni totalmente fuori luogo rilasciate dal direttore operativo Angelo Costa.
Juventus Next Gen – Messina 2-0 nel segno di un’Afena Gyan travolgente nella ripresa. Nona sconfitta in campionato, la quarta nelle ultime cinque uscite e terzultimo posto in classifica. Sorpasso ad opera dei bianconeri ed un 2024 che si sta chiudendo nel peggior modo possibile in attesa dell’ultima trasferta a Potenza, reduce dal blitz esterno di Catania. Non andremo oltre in analisi tecniche o commenti sulla partita. Permetteteci oggi di soffermarci su altro anche se, per la verità, il terreno di gioco da mesi è diventato argomento di contorno. Il nostro day after merita ben altra copertina e, purtroppo, non sono i 400 messinesi accorsi da ogni angolo d’Italia e non solo per assistere all’ennesimo scempio che ha macchiato la storica maglia biancoscudata.
Il grande protagonista di questo weekend ha un volto, un nome e cognome ben preciso: Angelo Costa. Dopo lunghe settimane di silenzi, infatti, è lui a metterci la faccia nel post partita rompendo quella routine di “non comunicazione” perfettamente orchestrata dalla società giallorossa. La grande sorpresa tra colleghi e tifosi di poter ascoltare qualcuno della dirigenza si è trasformata, ben presto, nella fiera dell’assurdo e del grottesco. Dieci minuti di uno pseudo monologo totalmente distaccato dalla realtà e che ha sortito, esattamente, l’effetto opposto di quello che sperava il direttore operativo. Per inciso questa è la carica che ci hanno comunicato lo scorso anno ma, di fatto, ancora non sappiamo cosa significhi essere un direttore operativo nel Messina.
Ma tralasciando questi aspetti, riteniamo doveroso analizzare i passaggi principali di questo accorato discorso. In primo luogo l’attacco, non troppo velato, all’ambiente, alla tifoseria ed alla stampa. Insomma il direttore Costa ha deciso di individuare tutti i colpevoli di questa situazione. Ripetendo di tanto in tanto il classico slogan “non è una giustificazione” e “non cerchiamo alibi”, abbiamo finalmente capito che il Messina si trova terzultimo in classifica perché non si lavora bene sul campo durante la settimana. La colpa è degli insulti sui social, delle chiacchiere e del clima processuale mediatico che, ogni settimana, individua un bersaglio diverso. Eppure caro direttore a Biella erano presenti 400 messinesi che fino alla fine non hanno abbandonato quella maglia né hanno fatto mancare il proprio apporto. La verità è che questo clima di isolamento lo avete voluto voi a partire dalla presidenza e coinvolgendo le poche figure di riferimento presenti in questa pseudo società. Il Messina è una squadra professionistica, ma di fatto non ha nessuna parvenza di professionismo. Invece di puntare il dito sull’ambiente esterno a nessuno di voi, presidente, dirigenti, allenatore, è venuto mai in mente di pronunciare una semplice parola:” Scusateci”. Non lo avete fatto a Biella, non lo avete fatto in altre mille occasioni e, soprattutto, non lo avete fatto ad Avellino. Già, qui mi devo correggere perché quella del “Partenio” è stata una sconfitta immeritata secondo il direttore Costa.
Purtroppo la misura è colma da tempo e far passare Messina come l’ambiente da caccia alle streghe è davvero una mossa di infimo livello. Piuttosto vorremmo sapere le tempistiche di queste dichiarazioni che arrivano in un momento molto particolare. Il direttore Costa ha sentito la necessità di metterci la faccia per lanciare un segnale alla squadra? Il direttore Costa ha voluto dimostrare che la società c’è nonostante la farsa di una cessione fantasma? Il direttore Costa è in odore di “promozione” a direttore sportivo dopo l’addio di Pavone? Il direttore Costa ha voluto rilasciare delle dichiarazioni con il prestigioso logo della Juventus alle spalle? Le ipotesi sono infinite così come gli interrogativi ai quali, puntualmente, non c’è mai risposta.
Ma se, anche per quest’anno, non potevano mancare gli attacchi ad ambiente, tifosi e giornalisti in stile Bruno Giordano dei bei tempi, la nota lieta arriva dalla serenità con la quale si affronta la crisi sportiva. Di fatto perché, secondo il direttore Costa, non c’è alcuna crisi. Il Messina è in linea con quanto fatto lo scorso anno e, vincendo a Potenza, eguaglierebbe gli stessi punti della scorsa stagione. Dal momento che in riva allo Stretto siamo “tutti allenatori” e “tutti direttori sportivi”, la soluzione a tutti i nostri mali ce la fornisce sempre Costa. Noi usciremo dalla crisi lavorando sul campo perché abbiamo un solo credo:” Non eravamo fenomeni prima e non siamo asini quest’anno”.
In questo clima totalmente distaccato dalla realtà, permetteteci di fare qualche considerazione. In primo luogo ogni campionato ha una storia a sé e non si possono paragonare annate diverse in base al numero di punti. In secondo luogo il Messina, sul campo, sarebbe molto più giù del terzultimo posto attuale. Come sempre viviamo delle disgrazie altrui, guardiamo sempre in casa degli altri senza un minimo di riflessione autocritica. Dobbiamo sperare che Turris e Taranto concludano questa stagione altrimenti rischieremmo anche di perdere quei pochi punti ottenuti con tanta fatica. Ma l’aspetto principale rimane uno solo e, purtroppo, non viene completamente considerato. Questo Messina non ha la forza mentale e la qualità per potersi salvare né direttamente né ai playout. I miracoli sportivi non avvengono ogni anno e quella famosissima gara contro la Gelbison fu opera di un gruppo di uomini che superarono ogni tipo di difficoltà. Oggi questa rosa non ha alcuna caratteristica paragonabile a quella a disposizione di mister Raciti. Questa è una certezza che la società ed il direttore Costa continuano ad ignorare giocando con il fuoco.
Noi non ci siamo mai sentiti colpevoli della crisi del Messina calcio. Al contrario, nel corso degli ultimi anni, siamo stati tra i veri artefici che nelle retrovie e dietro le quinte hanno contribuito in maniera impattante a salvare il patrimonio Serie C. Non abbiamo avuto bisogno della ribalta mediatica, né dei selfie in campo o delle interviste mediaticamente impattanti. Ma, soprattutto, abbiamo sempre portato rispetto a due elementi cardine che oggi mancano completamente: il valore del lavoro e l’amore per questa maglia. Alla luce di tutto ciò, quindi, caro direttore Costa non ci serve alcun tipo di lezione qui a Messina. Piuttosto servirebbe rispetto per chi soffre per questa squadra, dignità ed un briciolo di consapevolezza che questa proprietà, ormai, ha fatto il suo tempo in riva allo Stretto.
Noi ci siamo, ci saremo e continueremo a stare al fianco del Messina difendendone i colori, la storia e la sua tifoseria. Voi siete solo dei protagonisti di passaggio che, un giorno, potrete dire di aver fatto parte del Messina, gloriosa società calcistica centenaria.