Messina in crisi d’identità: tra scelte cervellotiche e silenzi assordanti
La sconfitta contro l’Altamura ha messo a nudo tutte le problematiche attuali: dalle lacune in rosa alle scelte tecniche errate passando per un vittimismo diffuso che “nasconde” l’assenza di comunicazione.
Team Altamura-Messina 2-1. Una sconfitta che, per la verità, non fa nemmeno più così tanto rumore. Di fatto la piazza peloritana si è abituata ad accogliere questi risultati con una naturalità tale che sono diventati parte integrante della quotidianità di ogni lunedì. Il nostro day after, tuttavia, non vuole concentrarsi sugli aspetti di campo perché sosteniamo con forza il fatto che questo momento storico merita delle analisi che vanno ben oltre i novanta minuti. Anche perché, per dirla tutta, sarebbe come sparare sulla croce rossa dopo la prestazione di ieri. Qualcuno si appellerà agli errori arbitrali, noi non alimenteremo questo vittimismo che contraddistingue le rive dello Stretto da troppo tempo. Sentir dire che a Roma “non vogliono il Messina in Serie C” è quanto di più assurdo e grottesco ci possa essere. Semplicemente Messina non esiste più sulla cartina geografica calcistica italiana perché lo abbiamo voluto noi stessi accettando, passivamente, tutto ciò che avviene da ormai tanti anni.
Allo stesso tempo non vogliamo alcun merito sul non aver accolto, in maniera trionfale, gli ultimi due risultati utili consecutivi. Al contrario, dopo Catania e Giugliano, abbiamo ribadito con forza che l’unico aspetto positivo era aver mosso la classifica perchè il Messina non aveva trovato alcuna cura. I fatti ed il terreno di gioco hanno confermato la nostra linea di pensiero. La sconfitta contro l’Altamura, in un contesto ambientale molto simile al “Franco Scoglio”, era purtroppo pronosticabile. Arrivati a questo punto, dopo ben quindici partite disputate, diventa stucchevole andare a nascondere le criticità della situazione dietro argomenti triti e ritriti. Non esistono più alibi perché il Messina, purtroppo, è una squadra che merita la classifica attuale. Le gare vanno analizzate nella loro interezza e non solo per quei venti minuti in cui i giallorossi reagiscono più sui nervi che su dettami tecnico-tattici. Perché se è vera la tesi che il Messina non ha mai sfigurato e tenuto testa a chiunque tranne la parentesi di Avellino, allora bisogna anche accettare il fatto che nel solo primo tempo l’Altamura poteva essere avanti per 4-0.
Tutto questo a voler dimostrare quanto la discussione sulla situazione calcistica messinese sia diventata fin troppo banale e superficiale in molti contesti. Piuttosto, come evidenziato nel titolo di questo approfondimento, bisogna sottolineare che questa squadra non abbia un’identità. Molteplici sono le cause di tutto questo e l’errore più grave sarebbe quello di far risalire il tutto alla giovane età dei calciatori. Non è così anche perché nell’ultima gara alcuni tra gli episodi decisivi del match, in negativo, hanno visto come protagonisti Lia e Manetta, tra i “leader” di questa squadra. Al netto, quindi, delle errate scelte di un Giacomo Modica sempre più in confusione e lontano dalle sue idee calcistiche, gli stessi calciatori hanno mostrato tutti i limiti che un direttore sportivo deve conoscere bene quando si trova a formare una rosa.
Poi ci sarebbe il capitolo comunicazione ma qui, davvero, tocchiamo l’argomento tabù per eccellenza al pari della questione cessione societaria. La società e, in particolare, la famiglia Sciotto hanno avuto difficoltà nei rapporti esterni comunicativi dal giorno uno. Dopo otto stagioni, quindi, è inevitabile che tutto questo sia ridotto al nulla più assoluto. A tutto questo va aggiunto come non ci sia alcun punto di riferimento nelle altre figure dirigenziali. Eppure l’organigramma è ricco di persone che vantano di far parte di questa società e di rappresentare il Messina e Messina. Nei fatti l’unico interlocutore era Giacomo Modica ma lui stesso, senza spiegazioni, si è tirato indietro da tante settimane. A noi non serve alcuna giustificazione o motivazione e, francamente, poco ci interessa: l’unica cosa evidente è la netta strafottenza verso la piazza e verso tutta la tifoseria che soffre ben oltre i confini dello Stretto.
Altamura-Messina 2-1, quindi, non è una gara che deve far gridare allo scandalo. E’ solo l’ennesima pagina nera di una storia che non avrà alcun lieto fine ma lascerà strascichi veramente importanti. A noi resta solo il raccogliere i pezzi e provare a resistere ancora. L’unica cosa che conta, in questo momento, è preservare il patrimonio Serie C. Per il resto si possono continuare a cercare mille alibi possibili, ma l’unica consapevolezza deve provenire dai risultati del campo.