Messina, è notte fonda in riva allo Stretto
Quarta sconfitta consecutiva, errori cronici e carattere totalmente assente: il Messina cade anche con il Monterosi e sprofonda in una crisi nera difficile da gestire.
Tempo scaduto. Non potrebbe essere altrimenti dopo l’ennesima sconfitta, meritatamente, subita in maniera netta e senza alcun tipo di alibi o giustificazione. I novanta minuti del “Franco Scoglio” fanno cadere qualsiasi tipo di muro alzato, nelle ultime settimane, per difendere un gruppo di giocatori sfaldato dai risultati ottenuti sul campo. Le chiacchere, come spesso accade in questi casi, stanno a zero di fronte al giudizio del prato verde: i biancoscudati appaiono lontani parenti di quelli visti ad inizio stagione. Una situazione ancora più allarmante alla luce delle sole otto giornate trascorse.
Il Messina cade ancora e lo fa in maniera rovinosa: tralasciando il risultato, la squadra ha dimostrato di non “essere squadra” sia dal punto di vista tecnico ma, soprattutto, mentale e psicologico. Mancanze importanti che difficilmente possono essere colmate anche da un cambio in panchina: inevitabilmente, infatti, Sullo è il primo indiziato a pagare per quanto raccolto fino ad ora in campo. Dopo la settimana horror contro Picerno, Bari e Foggia, cade anche l’ultimo appiglio per l’intero gruppo: quello di recitare il ruolo di neopromossa e giocarsi la salvezza con squadre di pari livello. Tutto spazzato via con il netto 1-3 subito contro un Monterosi modesto nei nomi ma ben calato nella dimensione del calcio professionistico. In un campionato dove non conta il nome della città né lo storico passato, la neo promossa laziale impone una lezione di calcio al Messina. Non c’è più alcun discorso di budget o forza societaria che tenga: il Messina perde meritatamente, ancora un volta, ed entra in un tunnel buio nel quale non appare alcun barlume di luce.
Entrando nel merito della gara, mister Sullo sorprende ancora una volta nelle scelte. Senza Simonetti infortunato e Marginean in nazionale, si opta per una formazione camaleontica con Adorante e Baldè titolari. Il 442 si trasforma in un 4312 con lo spagnolo a giocare tra le linee sfruttando la duttilità di Fazzi a centrocampo. Grande novità anche in difesa con Mikulic al fianco di Carillo. I biancoscudati dimostrano di aver preparato una gara ben precisa: rinunciare al gioco sulle fasce per cercare i fraseggi centralmente sfruttando la mobilità di Baldè. Un piano tattico che si rivela fin da subito non vincente: mister D’Antoni, infatti, risponde con il suo ordinato e compatto 352. Il centrocampo folto chiude tutte le linee di passaggio a Damian, raddoppiando costantemente Baldè. I laziali non hanno nulla da perdere controllando il campo in attesa di colpire in contropiede. Il primo tempo fotografa perfettamente questo andamento tattico: ritmi bassi ed un Messina che fatica a costruire gioco alzando il baricentro. Nel Monterosi dominano Mbende e Piroli in difesa, aiutando il centrocampo. Alla mezz’ora arriva il vantaggio ospite: Fazzi. con grande superficialità, libera centralmente servendo gli avversari che imbucano per Costantino abile a trafiggere un non perfetto Lewandowski. I padroni di casa subiscono il colpo, si innervosiscono ma, a sorpresa, trovano il pareggio nel momento più difficile: il goal di Adorante, migliore in campo dei suoi, colpisce con uno splendido goal al volo su assist di Fofana.
L’1-1 allo scadere fa pregustare ai tifosi, pochi sulle tribune del “Franco Scoglio”, un secondo tempo diverso. Effettivamente i biancoscudati approcciano bene la ripresa nei primi dieci minuti. Dopo le proteste di Baldè per un duro intervento in area, prima Adorante e poi Damian sfiorano il raddoppio. Ma, ancora una volta sul più bello, arriva l’errore gravissimo che ti condanna: Fofana, tra i migliori in campo, sbaglia clamorosamente lanciando il contropiede avversario capitalizzato dal cucchiaio splendido di Polidori. Il raddoppio del Monterosi chiude il match al 56′ della ripresa: il Messina, infatti, non riesce a reagire dimostrando gravi carenze mentali e di carattere oltre che tecniche. Mister Sullo prova a cambiare qualcosa con l’ingresso di Milinkovic e Russo ma con scarsissimi risultati. Il portiere ospite resta inoperoso mentre mister D’Antonio può permettersi di effettuare il primo cambio solo ad un quarto d’ora dalla fine. Il pomeriggio horror al “Franco Scoglio”, però, regala anche l’ultima ciliegina su una torta indigesta: va a segno anche Mbende con un goal da attaccante navigato. Peccato, però, che il movimento del roccioso difensore avvenga nella massima libertà al limite dell’area con una marcatura leggerissima di Mikulic. Al triplice fischio l’amarezza è dilagante per una situazione che è precipitata in maniera evidente e pesante.
Allo stato attuale i problemi del Messina vanno ben oltre quelli tecnici in campo. I biancoscudati non perdono le gare solo per errori tecnici, ma dimostrano di essere un gruppo con carenze evidenti anche a livello di leadership e carattere. Perdere questo scontro diretto contro un’altra neo promossa acuisce, ancora di più, una crisi che ha bisogno di uno scossone forte. Mister Sullo rischia la sua panchina ma, probabilmente, le colpe vanno ricercate anche in chi ha costruito questa squadra nella campagna di mercato estiva.