Messina e gli impianti sportivi: storia di un amore mai sbocciato
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”.
Eravamo all’inizio degli anni Novanta ed Antonello Venditti cantava una delle sue canzoni più celebri. Note e parole che hanno accompagnato intere generazioni e che, ancora oggi, sono totalmente contemporanee. Ma se è vero che certi amori ritornano sempre, è altrettanto lampante come anche dei rapporti platonici possano andare avanti per decenni. Se, infatti, dalla musica ci spostiamo alla vita quotidiana, la città di Messina ha sempre assunto il ruolo di calamita per tante problematiche che hanno fatto radici in riva allo Stretto. Da tempo immemore uno dei veri e propri “tormentoni” estivi è diventato il rapporto conflittuale con l’impiantistica sportiva cittadina. Sempre restando in tema musicale, la Curva Sud ama cantare “passeranno i giocatori, le annate e le società…”; nel nostro caso specifico, invece, a passare sono gli anni, gli assessori e le amministrazioni comunali senza lasciare traccia di un piano ben definito sull’argomento.
Si potrebbe riavvolgere il nastro e fare un percorso a ritroso degli eventi, ma l’estate 2021 ci sta già fornendo tanto materiale utile per analizzare questa spinosa questione. Nelle ultime ore di questa calda metà di luglio, l’opinione pubblica cittadina si è ritrovata di fronte ad una situazione paradossale. Da una parte il comunicato ufficiale del Comune di Messina che, orgogliosamente, annuncia una conferenza stampa al “Franco Scoglio” sul tema “Presente e futuro dell’impianto di calcio in riferimento ai lavori di riqualificazione, alla gestione dell’impianto e ai grandi eventi”. Dall’altra, nelle stesse ore, ben cinque società calcistiche messinesi scrivevano al Comune una lettera che lascia pochi dubbi sul futuro: senza un piano organizzativo sugli impianti sportivi, il calcio dilettantistico sarà costretto a scomparire in città. Parole dure e che fanno male quelle indirizzate all’assessore allo Sport Gallo da parte dell’Atletico Messina, Gescal, Messana, Riviera Nord e Pgs Luce. A complicare ancor di più una situazione così spinosa c’è lo spettro della scomparsa di queste storiche società o la migrazione obbligata verso la provincia. Alle porte, quindi, si prospetta l’ennesima estate di fuoco per l’amministrazione Comunale che, con toni trionfalistici, rivendica il ritorno dei grandi eventi a partire dall’estate 2022 con i concerti di Vasco Rossi, Mengoni e Tiziano Ferro.
Tornando indietro di qualche capitolo di questa lunga storia, però, era stata proprio l’amministrazione De Luca a rompere i rapporti con gli enti organizzatori causando un danno economico e d’immagine clamoroso. Aver ricucito i rapporti è già un passo avanti e ciò comporta l’aver salvato un indotto economico rilevante. Tuttavia bisogna sottolineare come per il clamoroso autogol di qualche mese fa abbia pagato il solo ex assessore Scattareggia. La vicenda, infatti, si intrecciava direttamente con il tanto discusso bando di assegnazione per il “Franco Scoglio”. Considerato il vero tesoro dell’impiantistica comunale, il più grande stadio siciliano versa in condizioni pietose da anni. Una vera e propria cattedrale nel deserto che paga annate di menefreghismo ed incuria. L’inferno della Serie D, infatti, ha appiattito completamente la voglia di guardare al futuro vivendo un presente mediocre e senza prospettive. A tutto questo vanno aggiunte le risorse esigue destinati agli impianti sportivi da parte dell’amministrazione comunale. Per questo motivo, oggi, che probabilmente due squadre cittadine si affacciano alla Serie C è necessario oltre mezzo milione di euro per effettuare dei lavori straordinari e rendere il “Franco Scoglio” agibile al calcio professionistico. Nel frattempo, però, l’ennesimo schiaffo in faccia alla tredicesima città d’Italia è arrivato dopo che l’ACR Messina si è ritrovata costretta ad indicare come impianto alternativo lo stadio di Vibo Valentia.
Siamo sicuri che saranno ancora tanti i capitoli che riguarderanno la storia dello stadio di contrada San Filippo. La vicenda riguardante la mancata assegnazione dell’impianto al FC Messina meriterebbe un’analisi a parte e restiamo in attesa di conoscere l’esito anche dell’eventuale ricorso al TAR. Nel frattempo, però, non va dimenticato che Messina vive problematiche serie anche in altri impianti cittadini. Senza dover andare troppo lontano, Palarescifina e stadio Celeste rappresentano il fallimento dell’azione politica cittadina. L’impianto di via Oreto rappresenta il classico caso del “vorrei ma non posso”. I ricordi splendidi ed i successi storici hanno sempre stoppato qualsiasi azione su un impianto che sta cadendo a pezzi. Oggi il Celeste non può essere considerato un’alternativa dal punto di vista sportivo perché non può ospitare, a livello legislativo, eventi calcistici. Negli ultimi anni, tra veleni e polemiche, è diventato il campo d’allenamento del FC Messina che ne ha curato la manutenzione ordinaria. E’ chiaro, però, che senza una soluzione drastica ben presto assumerà il ruolo di simbolo del fallimento sportivo cittadino. Per quanto riguarda il Palarescifina sono lontani i tempi della Serie A della Pallacanestro Messina. Divenuto, da qualche mese, il più grande Hub vaccinale siciliano, può essere considerato semplicemente un vanto politico che il sindaco De Luca ha voluto cogliere. Numeri alla mano, infatti, si è rivelato solo un investimento economico spropositato rispetto al bacino d’utenza giornaliero.
A chiudere questa lunga carrellata, è giusto mostrare le due facce della stessa medaglia. Il rapporto stretto tra il “Nicola Bonanno” ed il “Despar Stadium”, un binomio che fotografa perfettamente lo stato attuale dell’impiantistica messinese. L’impianto dell’Annunziata, alcuni anni fa ormai, aprì la strada all’affidamento ai privati da parte dell’amministrazione comunale con lo scopo di poterlo valorizzare. Ad oggi, invece, i lavori di ammodernamento non sono stati effettuati e tutti gli accordi previsti sono venuti clamorosamente meno. Di contro, però, c’è la bella storia del “Despar Stadium” nato dalle ceneri dello storico “Marullo” di Bisconte. Casa del Camaro, l’impianto è un fiore all’occhiello per tutta la città imponendosi come punto di riferimento per il calcio giovanile e dilettantistico. Un piccolo barlume di luce all’interno di un tunnel che sembra senza via d’uscita. Da qui è necessario ripartire per puntare ad un futuro che possa rilanciare sia l’impiantistica che tutto lo sport cittadino in generale. Altrimenti ci ritroveremo, come ogni estate, sempre qui a raccontare l’ennesimo capitolo di una storia lunga emblematica e decisamente triste.