Messina: dai silenzi assordanti ai proclami mediatici, adesso servono i fatti
L’umiliante sconfitta interna contro il Cerignola ha inaugurato il 2025 della biancoscudata. All’orizzonte si profila un bivio: la rinascita o il baratro della retrocessione.
“Anno nuovo, vita nuova”, dicevano gli antichi o, per lo meno, chi ha poca fantasia nell’augurare un nuovo inizio a parenti, amici o conoscenti. Un mantra che, in riva allo Stretto, risulta utopistico, una chimera che da ormai vent’anni viene inseguita da chi ama la maglia del Messina visceralmente. Probabilmente non ce ne siamo pienamente resi conto, ma salvo rarissime brevi parentesi non assaporiamo una “normalità calcistica” da tantissimo tempo. Basti pensare che i ragazzi che vivono il periodo scolastico attuale a stento conoscono il Messina e la sua gloriosa storia. Complice un susseguirsi di eventi ed una miriade di fattori che hanno reso la squadra cittadina come un peso e non una risorsa.
Ma non ci addentreremo in discorsi politici, amministrativi, sociali ed economici anche perché poco importano in questo momento. Fin da inizio stagione abbiamo sempre, nel nostro piccolo, puntato il focus su ciò che avveniva fuori dal campo perché riteniamo che, nel calcio, nulla si inventa e le prestazioni sono frutto da ciò che si vive quotidianamente durante le settimane di lavoro. Proprio su questa lunghezza d’onda, allora, i primi giorni del 2025 hanno regalato un forte scossone alla Messina calcistica. Dopo una lunga serie di sconfitte, il presidente Sciotto aveva studiato a tavolino il suo “piano Marshall”. Un paragone non azzardato perché, al momento, la situazione è quella paragonabile alle macerie post belliche. Una rinascita, quindi, che doveva passare da uomini nuovi e dal calciomercato. Ecco, allora, il piano A con Costa promosso a direttore sportivo e rivoluzione della rosa in accordo con Modica. Ma c’era anche il piano B con il procuratore Tateo che, da burattinaio, era pronto a muovere le sue pedine tra cessioni ed acquisti tanto da esporsi in una lunga intervista sulla Gazzetta del Sud. Insomma l’ambiente sapeva a cosa andava in contro fino al nuovo stravolgimento voluto dal numero 1.
Nel giro di appena due giorni, infatti, la lunghissima telenovela della cessione ha portato all’approdo ufficiale della AAD Invest in riva allo Stretto. Tra volti tirati, silenzi e poche parole, si è concluso il passaggio dell’80% delle quote alla fiduciaria lussemburghese guidata da Doudou Cissè. A rappresentare la nuova proprietà, il presidente “in pectore” Stefano Alaimo che si è lasciato andare alle prime dichiarazioni ufficiali. Un netto cambio di passo rispetto ai lunghi silenzi che hanno caratterizzato l’era Sciotto. Tuttavia va evidenziato come le prime uscite pubbliche non abbiano dipanato la folta coltre di nebbia che avvolge il Messina. L’auspicio è che, già nelle prossime ore, venga indetta una conferenza stampa ufficiale per presentarsi alla città. Lo stesso Alaimo, infatti, si è trincerato dietro un “Cissè è il boss” non appena sono state poste le domande lecite sulle questioni societarie.
Ed allora parliamo di campo perché tanto ci sarebbe da dire. Se la nuova proprietà ha individuato in Domenico Roma il prossimo direttore sportivo che avrà il compito di firmare la rivoluzione della rosa, allo stesso tempo lo staff tecnico è stato riconfermato in toto. Scelte che registriamo, accettiamo ma che ci sembrano anche meritevoli di alcuni interrogativi. Solitamente il cambio di proprietà porta in dote anche volti nuovi, uomini di fiducia ed una svolta a 360 gradi. In realtà tutto appare abbastanza in linea con una continuità aziendale che ha lasciato ben poco da cui ripartire. Anche perché i giudizi del campo sono insindacabili. Il Messina è terzultimo in classifica con 16 punti, alla quarta sconfitta consecutiva e con la salvezza diretta che dista già sette lunghezze. Tanto si è parlato delle disgrazie di Turris e Taranto, ma entrambe sul campo sarebbero in linea con i giallorossi.
La squadra, di fatto, non esiste più nel concetto più puro che c’è nell’universo calcistico. Lo spogliatoio è spaccato, di attaccamento alla maglia nemmeno l’ombra ed appaiono estremamente fuori luogo le dichiarazioni di Modica che ha definito questo gruppo come “il migliore avuto in carriera”. La gara contro il Cerignola ha certificato tutto questo perché solo chi non conosce le dinamiche del calcio poteva aspettarsi qualcosa di diverso. Un cambio di proprietà, il ritorno dei club organizzati in curva ed alcuni proclami, non si traducono automaticamente in una svolta anche tecnica e sportiva. Anzi hanno solo messo in evidenza, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che questa squadra è destinata alla retrocessione senza alcun tipo di alibi e giustificazione. Al termine della sfida, duro attacco del vice allenatore Miranda e di Petrucci allo spogliatoio, al “tradimento” di tanti calciatori ormai con la testa altrove, un fuoco incrociato che non ha risparmiato nessuno.
Adesso sta venendo fuori quello che, da mesi, proviamo a mettere in evidenza attraverso i nostri approfondimenti. Trincerarsi dietro frasi fatte e luoghi comuni, ha solo prolungato uno stato vegetativo che è in atto da molto tempo. Adesso è troppo facile individuare colpevoli, puntare il dito ed alzare la voce. La verità è che, purtroppo, tutti sono colpevoli: dal ambito societario, a quello sportivo passando per il tecnico e comunicativo. Nessuno può avere degli alibi ed il tempo delle decisioni è arrivato. Nei prossimi giorni, infatti, si deciderà il futuro del Messina. Non saranno più le parole a contare ma, semplicemente, i fatti.
Toccherà alla nuova proprietà mostrarsi apertamente perché i tifosi del Messina, tranne qualche rara eccezione, non hanno l’anello al naso. Toccherà al nuovo direttore sportivo costruire una squadra che possa puntare alla salvezza. Toccherà allo staff tecnico mettersi di fronte allo specchio e, con grande sincerità, capire cosa sia meglio per il Messina e non per il proprio tornaconto personale. E poi toccherà ai calciatori, nuovi o vecchi che siano, trasformare le parole in punti per la classifica.
La misura, adesso, è davvero colma. Siamo di fronte al bivio più importante degli ultimi anni: da una parte c’è la salvezza del Messina, dall’altra prendere coscienza che la retrocessione o il fallimento possono diventare un’ipotesi sempre più concreta.