
Messina-Catania, il derby dai due volti: la sofferenza degli innamorati e il godimento dei colpevoli

La sconfitta nella gara più attesa dell’anno fotografa perfettamente la situazione in casa biancoscudata: dalla splendida cornice di pubblico che non vuole mollare alle manovre silenziose dei diversi colpevoli di questo fallimento sportivo, societario e sociale.
Messina – Catania 0-1. Il triplice fischio sancisce un altro KO stagionale, un’altra amarezza che si aggiunge a lunghi mesi fatti di sofferenze e crisi senza fine. Nella nostra consueta analisi di inizio settimana, però, l’aspetto tecnico e tattico passa in secondo piano. Per voi che ci leggete quotidianamente, sapete come da ormai diverso tempo si parli ben poco di calcio giocato attorno alle vicende del Messina. E’ vero il “miracolo sportivo” passa da una salvezza che pare utopia al momento e che può essere conquistata solo sul campo. Allo stesso tempo, però, al netto di voli pindarici e slogan in campo ci vanno dei ragazzi che non sono robot ma hanno sentimenti, stati d’animo e vivono, ogni giorno, una situazione emotivamente davvero difficile ed impattante. Vanno apprezzate, senza dubbio, le qualità di tutto lo spogliatoio e dello staff tecnico con in testa Banchieri ma, settimana dopo settimana, è praticamente impossibile isolarsi e preparare gli impegni con la tranquillità necessaria per raggiungere l’obiettivo.
Detto tutto questo la sconfitta brucia tanto, il Catania ha dimostrato cinismo ed esperienza nel gestire le diverse fasi del match. Di contro il Messina prosegue nella sua crisi in zona goal e, in generale, non riesce a mettere in campo la consueta prova fatta di grinta e voglia di non mollare sino alla fine. Come detto, al triplice fischio, arriva un’altra sconfitta ma tutta la squadra esce tra gli applausi dei propri tifosi. Già sono loro i veri protagonisti della serata del “Franco Scoglio”: migliaia di innamorati che hanno risposto presente a prescindere che l’avversario si chiamasse Catania. Perché, in fondo, ieri del vero derby c’era ben poco. Piuttosto è venuta fuori, ancora di più, l’appartenenza della comunità peloritana verso la propria squadra, l’attaccamento alla maglia, la voglia di lottare per qualcosa che ci è stato tolto con un “atto violento”. Sono parole forti ma queste sensazioni le prova solo chi ha un vero amore verso una maglia e si ritrova spalle al muro senza riuscire a trovare una soluzione per risolvere la crisi. Di fatto i 7000 che hanno assiepato le tribune rappresentano una tifoseria che, in tutto il mondo, sta seguendo con ansia le sorti della propria squadra. Per chi si è già arreso va evidenziato che tutto questo non sono fiato e sacrifici persi ma aiutano a smontare tutte le bugie che, in questi anni, hanno caratterizzato il Messina Calcio. Per esempio non è vero che la piazza giallorossa è apatica e distaccata dalla propria squadra: questi ultimi mesi hanno dimostrato il contrario. Come è già caduto anche il velo sulla mancanza di appeal di questa società che, a furor di popolo, veniva considerata come “poco attraente e che non interessa a nessuno”. Beh ancora una volta i fatti dicono il contrario al netto del vociare social e di tutti coloro che, nel corso degli ultimi anni, si sono trasformati in tuttologi ricoprendo il ruolo di detective, commercialisti ed esperti di finanza.
Ecco proprio questa condizione di “mediocrità” favorita da anni e anni di dilettantismo sportivo ha spianato la strada a coloro che hanno reso il Messina un mezzo per i propri fini. Badate bene che oggi siamo sull’orlo del precipizio non solo per Pietro Sciotto, Doudou Cissè o Stefano Alaimo. Loro sono solo i volti più mediatici di un gruppo ben più corposo di colpevoli che hanno giocato con i sentimenti dei tifosi, battendosi il petto e sbandierando il loro amore per questa maglia. Lo ribadiamo con forza ancora una volta: la rinascita di questa storica società passa da una rivoluzione totale e da un restyling che deve coinvolgere ogni area di interesse a 360 gradi. Bisogna tornare a trattare il Messina con serietà e professionalità a prescindere dalla categoria. Basta passerelle, basta selfie e confidenze di corridoio, basta rendere credibili personaggi che, in altri contesti, non avrebbero mai voce in capitolo. Se finalmente entreremo nell’ottica di volere rendere il Messina di nuovo grande, allora serviranno persone giuste al posto giusto senza alcun tipo di secondo fine e che possano svolgere, esclusivamente, il proprio compito.
Questo è l’auspicio per il futuro prossimo perché il presente è sempre più oscuro. Si apre una nuova settimana che condurrà all’ennesimo turno di campionato. Domenica si viaggia alla volta di Giugliano ma, nel frattempo, ci saranno delle lunghe giornate interlocutorie da vivere. Tra scadenze vicine, colpevoli silenzi, voci di corridoio la situazione è divenuta insostenibile. Non faremo alcun appello ad eventuali nuovi acquirenti o investitori perché questo non è di nostra competenza. Piuttosto continueremo a non mollare la nostra attenzione sul Messina, non lo lasceremo solo come una carcassa in pasto agli sciacalli. Ribadiremo con forza che, a prescindere dall’esito di questa stagione, noi saremo sempre in prima linea per costruire una vera rinascita. La storia ce lo insegna e, per fare questo, ricordatevi bene i volti di tutti i protagonisti di questa triste vicenda. Il tempo del giudizio e dei processi arriverà e questa rincorsa al “ripulirsi la coscienza e riabilitare la propria figura” sarà solo l’ennesima farsa di un capitolo che andrà chiuso al più presto.