Messina-Bari, al Franco Scoglio per frenare la capolista
Se un problema esiste, bisogna chiamarlo col proprio nome. Così amano ripetere gli psicologi. Senza andare alla ricerca di esperti, nel caso specifico corrisponde alla parola rimonte. Il Messina si è fatto raggiungere e superare dal Picerno, dopo essere passato in vantaggio, rimediando al 90’ la seconda sconfitta in campionato.
Un copione già visto troppe volte, sebbene la stagione sia iniziata solo da un mese. Era successo in Coppa Italia, a Castellamare di Stabia, dove entusiasmo e talento avevano sopperito alla reazione delle Vespe. E’ accaduto di nuovo a una manciata di chilometri e di giorni. Sul campo della Paganese la remuntada da 1-4 a 4-4 ha assunto i contorni del grottesco. Quelli dell’impresa, per chi l’ha vissuta dall’altro lato.
Il necessario periodo di ambientamento, la condizione migliore da trovare sono stati alibi troppo facili a cui aggrapparsi per leggere con parole differenti una sostanza, che a un paio di settimane di distanza, si traduce come due punti gettati. A Vibo Valentia è stato il Palermo a riprendere il tentativo di fuga giallorosso, a Monopoli è toccato ai Gabbiani. Dell’infausta domenica lucana, invece, abbiamo accennato, mettendo l’ultimo tassello all’interno di un cerchio che speriamo sia definitivamente chiuso.
Al prossimo avversario di scena al Franco Scoglio, d’altronde, non servono favori di sorta. Senza una Ternana schiacciasassi davanti, il Bari, dopo cinque giornate ha guadagnato la vetta, sebbene dietro, in un girone che parla il dialetto stretto pugliese, le inseguitrici rimangano vicinissime. Un punto divide la capolista da Taranto e Monopoli, due sono le lunghezze di vantaggio sulla Virtus Francavilla. Sei quelle di margine sui biancoscudati. Una in più dei punti messi insieme ad oggi dalla truppa di Salvatore Sullo. Se sotto il profilo del blasone dunque le squadre non sono poi così lontane, diverso è il discorso relativo all’attualità. Non che qualcuno pensasse di lottare ad armi pari coi Galletti, sia chiaro. Il Bari, d’altronde, vuole vincere: non a Messina, ma il campionato. E non ha fatto nulla per nasconderlo, anzi rispetto alla tabella di marcia stilata all’arrivo di De Laurentis viaggia con qualche stagione di ritardo.
Per imprimere l’accelerazione decisiva, sono arrivati allora Andrea D’Errico dal Monza, l’ex Sassuolo e Cremonese Emanuele Terranova e, soprattutto Ruben Botta. Il centrocampista argentino classe 1990 fino a qualche anno fa era considerato una promessa dal futuro assicurato, al punto da aver disputato dieci partite con l’Inter. Adesso veste biancorosso e domenica, contro la Paganese, aveva segnato la rete del provvisorio vantaggio, poi pareggiata da Firenze. Per restare in tema, non è un buon momento, invece, per l’altra star della squadra. Mirko Antenucci ha fin qui collezionato una sola rete, su rigore, sbagliandone un altro sempre con la Paganese. Il match si è trascinato dietro pure la tegola Raffaele Bianco, a cui sono state comminate tre giornate di squalifica per auna gomitata rifilata a un avversario. Considerata anche l’assenza per infortunio di Davide Di Gennaro, le chiavi della mediana dovrebbero essere consegnate al messinese Mattia Maita, classe 1994 e al terzo campionato in Puglia.
In casa Messina bisogna fare i conti con le assenze. Zero speranze di vedere in campo Celic e Mikulic, che si aggiungono ad Adorante espulso con il Picerno. Qualche chance in più dovrebbe esserci per Balde. Indipendentemente dagli interpreti, resta comunque una certezza: “Voglio vedere una squadra capace di insistere anche dopo il vantaggio”, ha detto in conferenza stampa Sasà Sullo. Bisognerà vedere se stavolta il Messina riuscirà ad accontentarlo.