Messina al bivio: “chi di speranza vive…”
I biancoscudati, in piena crisi d’identità, cedono il passo anche contro il Sorrento mentre si attendono novità societarie dopo la firma del preliminare di cessione.
Una settimana vissuta sulle montagne russe di uno stato emotivo totalmente schizofrenico. In riva allo Stretto sono state lunghe giornate caratterizzate da dubbi, paure ma anche speranze e gioie sopite. Dopo lunghi mesi di silenzi, mezze parole, promesse non mantenute e scadenze non rispettate, è arrivata la comunicazione ufficiale della firma di un preliminare di vendita. Non entreremo nei dettagli della questione, analizzata approfonditamente già da molti colleghi e dai noti “giuristi-commercialisti-detective” del web, perché preferiamo aspettare i fatti che, nella vita, fanno sempre la differenza in positivo o negativo. Piuttosto c’era grande curiosità nel capire come l’area sportiva avesse recepito ed accolto questa aria di cambiamento probabile o possibile a secondo dei punti di vista.
Beh la prova inconfutabile, come sempre, ce l’ha fornita il campo e, purtroppo, è stata in linea con quanto visto fino ad ora. Lo abbiamo evidenziato già da qualche settimana, specialmente a cavallo tra il pareggio di Catania ed il successo contro il Giugliano. Questo Messina non ha una sua identità forte, crolla alle prime difficoltà e vive una situazione depressiva da mancanza di punti di riferimento. Con forza continuiamo a ribadire che l’obiettivo principale, in questo momento, è preservare la Serie C unico patrimonio della Messina sportiva. Per fare questo, però, servono i punti ed i giallorossi non riescono ad ottenerli anche vestendo un “nuovo abito” tecnico-tattico lontano dal credo del proprio tecnico. Già proprio quel Giacomo Modica a cui vanno riconosciuti i meriti così come evidenziati gli errori quando li commette. Tuttavia resta assolutamente imperdonabile l’aver rinunciato a comparire di fronte ai microfoni, aver azzerato le comunicazioni, tagliando di fatti i rapporti con tifosi, piazza ed addetti ai lavori.
Tutto ciò passa in secondo piano perché Messina si è, ormai, assuefatta alla mediocrità. Va ricordato, però, che siamo in un campionato professionistico e, come tale, vanno rispettate delle “regole non scritte” che stanno alla base del fare calcio in maniera sana e coerente. Chiarito tutto questo l’unica nota positiva, come già preventivato da tempo, deriva dalle forti penalizzazioni che hanno colpito Turris e Taranto. Come da qualche anno a questa parte, il Messina riesce a restare a galla anche e, soprattutto, per le disgrazie altrui. Nonostante qualche paladino dei social continui ad elogiare il “pagamento degli stipendi”, come se il mondo del calcio avesse delle regole diverse da qualsiasi altro ambito lavorativo, la realtà ci impone delle riflessioni accurate sulla nostra squadra mettendo da parte giustificazioni, polemiche ed alibi. Per la seconda volta consecutiva, infatti, è tornata di moda l’accusa al sistema, alle istituzioni, a tutte quelle figure oscure che vanno contro il Messina attraverso le direzioni arbitrali.
Come a Bari contro l’Altamura così anche al “Franco Scoglio” contro il Sorrento, il Messina non ha perso per colpa dei direttori di gara. Le vere cause di questo doppio KO consecutivo, sono sette in campionato, vanno ricercate in un calo fisico evidente dei calciatori, negli errori individuali e di reparto che si susseguono, nel regalare sistematicamente almeno un tempo agli avversari. Si può recriminare sul goal annullato a Marino sicuramente, ma non si può far passare sottotraccia che il miglior in campo sia stato Krapikas. Nonostante l’errore anche dell’estremo difensore nell’occasione del goal di Bolsius, è lui che salva in altre occasioni con le sue parate graziato, quando non ci arriva, dall’imprecisione di Musso che si divora almeno due nitide palle goal.
Il resto è contorno trito e ritrito. Le sconfitte sembrano tutte uguali così come le dichiarazioni dei calciatori che si presentano ai microfoni. In assenza di un contradittorio con il tecnico, i tifosi sono ormai stanchi di ascoltare il solito disco rotto da parte anche di giovani ragazzi che oltre quelle frasi fatte non possono dire. Con la consapevolezza di tutto questo e delle problematiche insite in questo gruppo già dall’estate, nessuno di noi aveva pensato ad un rush finale di 2024 facile e ricco di risultati positivi. In questo momento, infatti, il grande nemico del Messina è il Messina stesso.
Mancano ancora quattro gare al termine di questo anno solare. Sulla carta sono tutti scontri diretti per cercare di tirarsi fuori dalle sabbie mobili. L’auspicio era quello di poter chiudere attorno ai 19-20 punti. Ad oggi, però, i freddi numeri certificano un quart’ultimo posto a quota 13 sfruttando, come detto in precedenza, il -5 inflitto alla Turris ed il -10 al Taranto. Sul campo, però, entrambe hanno ottenuto risultati migliori rispetto ai giallorossi. La salvezza diretta dista appena tre punti ma, nonostante una classifica molto corta, la mancanza di continuità di risultati rende tutto estremamente più difficile.
Nel prossimo weekend si viaggerà alla volta di Torre del Greco per una trasferta crocevia. Fare appelli alla squadra è diventato, ormai, un giochino con poco senso e valore. Spetta ad ognuno dei protagonisti in causa dare tutto per la causa in attesa che, fuori dal campo, ci sia una chiarezza massima sulla questione societaria.