Lorenzo il Magnifico, così Lucca si è preso il Palermo
Da Moncalieri a Palermo, ripercorrendo al contrario la strada degli emigranti. Quella fu una storia di fame e speranza, cantata, chitarra in mano, dal sorriso beffardo di Rino Gaetano. Era la cartolina in bianco e nero di un’Italia in bilico fra ricostruzione e boom economico, esploso grazie alla manodopera di migliaia di meridionali in fuga dalla miseria. Chissà se Lorenzo Lucca ne ha mai sentito parlare, la sua valigia di ultima generazione ha le ruote e per tenere insieme i vestiti, lo spago non serve più.
Anche i sogni, in linea coi tempi, sono cambiati e al rumore duro della saldatrice si è sostituito il suono dolce di un pallone infilato nel sette. Per diventare grande, il classe 2000 ne dovrà battere di portieri, mantenendo fede a un presente da predestinato e alla media di un gol ogni due partite, impennatasi nel sabato di Pasqua, quando una tripletta in quarantacinque minuti ha fornito un affresco nitido delle sue qualità ed è bastata a piegare le resistenze della Casertana. Enfant prodige scuola Torino e nota più lieta di un Palermo tornato Pro al termine di un solo anno tra i dilettanti, fin qui ha messo insieme tredici sigilli, utili per inserirlo sui taccuini di Genoa e Sassuolo, mentre addirittura Totti avrebbe sondato il terreno e lo vorrebbe nella sua scuderia.
Alto e forte di testa, destro naturale, ma bravo con entrambi i piedi, dotato di un tiro potente e preciso incarna il ritratto del centravanti moderno, oggetto del desiderio di tanti allenatori. Giacomo Filippi ce l’ha e se lo gode, sperando che il mare di Mondello – dove vive – lo conquisti al punto da rispedire al mittente ogni offerta. Su di lui i rosanero hanno scommesso, riscattandolo dalla società piemontese, dove il viaggio di Lucca è cominciato, e mettendo sul piatto un quadriennale. Il 2024, però, si è fatto improvvisamente lontano e per trattenerlo in Sicilia di questo passo servirà l’ennesimo sforzo. Lo meriterebbe il ragazzo e una città affamata di calcio, a cui anche la Serie C inevitabilmente calza stretta.