Ezio Capuano, tra gaffe e imprese sportive: chi è il nuovo allenatore del Messina
Istrionico, esuberante e focoso.
Sono questi probabilmente gli aggettivi che meglio di tutti descrivono Ezio Capuano. Anzi, Eziolino, come da Nord a Sud hanno imparato a conoscerlo tutti. Un concentrato di energia racchiuso in un fisico di un metro e sessantacinque, a cui l’Acr Messina ha affidato la panchina e il compito di tirare fuori la squadra dalle secche della bassa classifica. A condurlo, su e giù per i campi della penisola, la voglia matta di mangiarsi terreno e avversari, di riprendersi quanto la fortuna, da giovane, gli ha precocemente tolto. Già, perché il tecnico salernitano, classe 1965, ha appeso le scarpette al chiodo ancor prima di iniziare, colpa dei postumi di un grave infortuno, mai del tutto riassorbito.
Da allora si è gettato a capofitto nella carriera d’allenatore. La prima grande chance all’Ebolitana, negli Anni 80, in Interregionale, cui faranno seguito un altro paio di stagioni sui terreni polverosi della Campania, fino alla chiamata dell’Altamura. Porta i pugliesi in C2 e l’anno dopo si ripete a Cava dei Tirreni. Gira tanto e arriva a Castellamare di Stabia, dove al termine di una stagione travagliata chiude all’ottavo posto in classifica. E’ il 2007, non lo riconfermano, ma lo richiamano quando Pino Rigoli non ottiene risultati in linea con le ambizioni societarie. Il miracolo, tuttavia, non riesce di nuovo e questa volta anche il vulcanico Eziolino è costretto ad alzare bandiera bianca. Crede nel lavoro e si fida poco degli altri, come racconta Andrea Scanzi sul Fatto quotidiano, a proposito della sua parentesi ad Arezzo: “Arriva in sede alle otto del mattino e fa tutto lui: ordina medicinali, risponde al telefono”.
Tutt’altro che zemaniano, punta per prima cosa a non prenderle e per far male si concentra sul contropiede. “E’ un po’ Oronzo Canà, un po’ Massimo Ferrero, uno di quei personaggi con cui la Gialapppa andrebbe a nozze”, prosegue Scanzi. Lui si definisce innanzitutto un uomo vero, per questo all’Eupen, Serie A belga, è andato via sbattendo la porta in faccia all’occasione più importante della carriera. “Non la baratto con la mia dignità”. Sempre in Toscana ha bestemmiato in conferenza stampa e si è tirato addosso le critiche dell’Arcigay, colpa di un’uscita infelice al termine della partita contro l’Alessandria, persa al 90’ per un pallone giocato male in fase di ripartenza. Nella circostanza aveva preteso “che in campo andassero uomini con le palle, non checche”.
Risultato quindicimila euro di multa, cinque a lui e dieci all’Arezzo, per l’incapacità frenare la lingua del tecnico. A mettersi un bavaglio ci ha provato lui stesso: “Voglio ritrovare una squadra di maiali assatanati, una banda di ignoranti. Non di femminucce. Penso che femminucce posso dirlo”, esclama a distanza di qualche mese, non senza una punta di risentimento. I napoletani, invece, ancora lo prendono in giro per le affermazioni su Mertens: “Lo conosco, è un calciatore normalissimo. Non farà più di otto partite col Napoli”. La fine non c’è bisogno di raccontarla. Capello lungo e ciuffo di lato, con le sue uscite ci si può riempire un’enciclopedia. Eppure Eziolino ha il grande merito di ricompattare ambienti in difficoltà, di tirarsi addosso le attenzioni per lasciare sgomberi i pensieri della squadra. Uomo di lotta, più che di governo, che non bada troppo ai fronzoli e ricerca costantemente la sostanza. E’ il motivo per cui oltre a numerose gaffe ha collezionato anche diverse imprese rare, specie nei campi di serie C. E chissà che una di queste non la confezioni pure in riva allo Stretto.
Claudio Costanzo