Dinastia Torregrossa: dopo Lirio ed Ernesto a San Cataldo è il turno di Raul
Fratello e figlio d’arte. Raul Torregrossa riparte dalla Sancataldese, provincia di Caltanissetta, dove papà Lirio vestì i panni del trascinatore ed Ernesto, oggi alla Sampdoria, nacque e si affermò come calciatore. Adesso tocca al piccolo di casa, classe 2000 e attaccante con il sogno nel cassetto di imitare i predecessori. Se lo augurano i tifosi, che al padre dedicarono un coro simile a quello intonato a Napoli per Maradona.
Questione, con le dovute proporzioni, di miracoli sportivi. Lirio, infatti, allenato alla Puteolana da Claudio Ranieri – altro dejavù – passò poi al Messina e con il professore Franco Scoglio esordì addirittura in B. Davanti c’era il Parma: fari puntati e premesse importanti, a cui, però, non farà seguito un finale all’altezza. A soli 24 anni, chiuso da Totò Schillaci, infatti, va via e decide di smettere con i professionisti, trovando a San Cataldo un’oasi di serenità, l’amore e la seconda categoria, quale luogo ideale per coltivare sui campi di terra e senza patemi la passione di una vita.
Comincerà da lì una scalata inarrestabile, coronata dall’approdo in Serie D e da un infinito affetto popolare. Ne farà tesoro, tramandandone ai figli il valore e raccogliendo attraverso loro una buona dose di gioie dal sapore dolce del riscatto. Ernesto, oggi a Genova, non ha bisogno di presentazioni, Raul, invece è sbocciato nelle giovanili del Perugia è transitato per la Spagna, al Leganes, e al pari del fratello ha fatto parte, in A, della rosa bresciana. Ora è rientrato a casa, per provare in Eccellenza a scrivere il capitolo più bello di una saga lontana dal chiudersi.