Camilleri, dal giallo dell’elicottero all’occasione Messina: storia di un predestinato
Più che dalla penna del suo omonimo e scrittore Andrea, la storia di Vincenzo Camilleri pare uscita da un copione di James Bond. Rinforzo last minute del mercato messinese, attorno classe 92 per anni è aleggiata una storia misteriosa. Promettente difensore del vivaio della Reggina, presenza fissa e fascia di capitano nella nazionale Under 16, su di lui, durante un torneo, aveva messo gli occhi addirittura il Chelsea dell’allora neo presidente Roman Abramovich. Il primo approccio tramite l’osservatore in Italia Carlo Jacomuzzi. “Su di te vogliamo costruire la retroguardia del futuro”, gli disse nel bel mezzo di una tournée in azzurro. I contatti in breve si fecero sempre più insistenti, i sogni di colpo concreti. Seguì, fisiologico, l’approdo a Londra. In mezzo, il momento in cui storia e leggenda cominciarono a correre lungo binari differenti.
“Andai in Inghilterra con mia madre, insieme al procuratore per capire e vedere il progetto da vicino. Mi portarono allo Stanford Bridge”, ha dichiarato su Gianlucadimarzio.com. Tutto bello, se non fosse per l’opposizione del numero uno amaranto. Di perdere quel gioiello, Lillo Foti non ne volle sapere, si mise di traverso e Camilleri venne squalificato “perché tutti pensavano fossi stato prelevato di nascosto con un elicottero del Chelsea direttamente al centro d’allenamento di Sant’Agata. Oggi posso confessare non sia andata assolutamente così. Facemmo le cose per bene”. Basterà forse ad accontentare i lettori, non i giudici dell’epoca. Quattro mesi ai box, poi la vita si tinse di blues, come la maglia dei britannici e il sentimento che indica la tristezza. “Pioveva sempre, mangiavo male e non capivo la lingua”. Con l’allenatore, Paul Clement, non scattò mai la magia: “una volta in allenamento ruppi il naso ad un mio compagno, e mi fermai per soccorrerlo. Lui si arrabbiò tantissimo perché non avrei dovuto farlo. Li é così, va tutto a tremila”.
Il prevedibile addio si consumò a fine anno, ad attenderlo sempre la Reggina. Certe cose d’altronde non cambiano mai. L’esordio in A coincise con una vittoria a Bergamo, quindi fece le valigie. Questa volta con il benestare di tutti andò alla Juventus. Delneri lo fece giocare in Europa League, contro il Lech Poznan e soprattutto il Manchester City. Il perone, rotto alla vigilia delle finali del campionato primavera, rimise ogni cosa in discussione. Il Cagliari gli diede un’altra chance, ma non durò molto, così Camilleri prese a vagare per i campi di serie C. Una parentesi a Brescia, tra i cadetti, e tanta periferia. Reggio, dove un tribunale vanificò l’impresa della salvezza ai danni proprio del Messina, Pagani e Vibo. Fino a Lametia, dove ad nemmeno trent’anni si riteneva prematuramente pronto per un buon retiro. Pitino, invece, ha bussato alla sua porta, perché il conto col destino è aperto e non è scritto in nessun posto che il volo giusto sia già passato.
Claudio Costanzo