Acr Messina, la tregua dura poco: è già tempo di una nuova tempesta
La decisione è presa e indietro non si può andare. Anche perché l’ex direttore generale Cocchino d’Eboli è già tornato alla Paganese e riportarlo a Messina sarebbe letteralmente impossibile. Pietro Sciotto, un po’ come Alessandro Borghese, ha scelto di ribaltare ancora una volta la situazione. Conseguenza immediata, come prevedibile, la nuova contestazione dei supporter, da cui solo di recente era stato perdonato, complice la vittoria nel campionato di Serie D. Virare su Pietro Lo Monaco, fresco di addio a Catania, infatti ha significato riportare a galla ferite nemmeno troppo antiche, che bruciano vive sotto la pelle. Non basterà a curarle, almeno per il momento, la panchina affidata a Sasà Sullo.
Colpa del play-out perso con la Reggina nel 2015, costato non solo la retrocessione per mano dei rivali più acerrimi, ma anche diverse decine di Daspo a una tifoseria evidentemente troppo arrabbiata per mantenere la lucidità. Non era servita nei giorni immediatamente precedenti, infatti, la “rassicurazione”, poi diventata realtà, secondo cui indipendentemente dall’esisto della sfida, i giallorossi l’anno successivo avrebbero giocato in Lega Pro. I provvedimenti del tribunale per quanto favorevoli, così, non cancellarono l’onta di una dolorosissima sconfitta sul campo. L’addio di Lo Monaco si riscopre oggi un arrivederci e inserisce un ulteriore figurina in quell’album di colpi a sensazione, spesso infelici, che è stata fin qui la gestione Sciotto. Unico a presentarsi per raccogliere i cocci dell’Acr Messina al termine della disastrosa stagione targata Stracuzzi/Proto, definì la realizzazione di un sogno essere diventato presidente della squadra per cui faceva il tifo da bambino. Grandi proclami, come la promessa di riportare in tre anni i biancoscudati in Serie B.
Per farlo inizialmente si affida a Venuto, tecnico locale artefice di diversi miracoli alla guida di Milazzo, Due Torri e Hinterreggio. In riva allo Stretto, tuttavia, andrà diversamente. Ai saluti si arriverà dopo appena sei partite con la miseria di due punti in cassaforte. La barca verrà riportata a galla da Giacomo Modica, allievo di Zdenek Zeman ed ex calciatore biancoscudato, in grado di proporre un gioco offensivo e altamente spettacolare. Il sesto posto finale non coinciderà con le ambizioni della vigilia, ma varrà all’allenatore la chiamata della Cavese, in Serie C. Qualche mese di pausa, poi il nuovo assalto, complicato dalla presenza del Bari nel girone meridionale. La corazzata pugliese acquistata da De Laurentis non ha intenzione di perdere tempo e lo dimostra al San Filippo. L’esordio in campionato è un monologo dei Galletti, che con un netto 3-0 spengono immediatamente i propositi belligeranti del Messina. I giallorossi, affidati in estate a Raffaele, a quel punto avevano già cambiato mister, passando a Pietro Infantino. A sconvolgere la piazza, intanto, l’idea di affidare la panchina a Ciccio Cozza, ex bandiera della Reggina. Sarà un’insurrezione popolare a frenare un affare che sembrava in via di realizzazione. La stagione, dal canto suo, si rivelerà un giro sulle montagne russe e il peso di un campionato deludente verrà solo parzialmente mitigato dal cammino in coppa Italia, dove ci si spingerà fino alla finale di Latina. In mezzo una salvezza risicata e la parentesi Oberdan Biagioni, prima del definitivo ritorno di Infantino.
Al Francioni, farà festa il Matelica mentre la proprietà non perderà occasione di battibeccare in diretta nazionale con oltre 600 appassionati giunti nel Lazio dalla Sicilia. Per l’anno successivo, e siamo al 2019, la costruzione della squadra verrà consegnata al gruppo Camaro, capace non solo di assicurarsi la gestione del locale Despar Stadium, ma di alternare, almeno in ambito dilettantistico, successi manageriali e sportivi. Obbedio in dirigenza, Cazzarò in panchina, però, non saranno all’altezza delle aspettative, mentre il Palermo, nel frattempo fallito, impiega poco a prendere il largo. Nei mesi in cui la pandemia arresta il regolare svolgimento del torneo, la stagione è già compromessa e neppure Karel Zeman, figlio dell’indimenticato boemo, inverte il trend. I giallorossi allo stop arriveranno guidati da Andrea Pensabene, tecnico giallorosso per appena tre partite. L’ennesimo reset, in estate, coincide con l’avvicinamento di un gruppo campano: una parte delle quote verrà ceduta a Carmine del Regno ed Enzo Bove e finalmente, con loro, giungerà l’agognata promozione. Con il peggio alle spalle, il professionismo riconquistato e davanti un orizzonte meno fosco, l’ambiente viene scosso dall’ennesimo terremoto. La speranza, naturalmente, è che gli stravolgimenti societari non riflettano sul campo conseguenze troppo gravi.
Claudio Costanzo