ACR Messina: Giuseppe Rizzo, un figliol prodigo per la salvezza
Il matrimonio si farà nel momento più complicato. Peppe Rizzo e il Messina sono stati vicini in passato, mai però come adesso. Con i biancoscudati al penultimo posto del girone meridionale di Serie C, i jolly sono finiti da tempo e il nuovo corso dirigenziale ha fretta di mettere una pezza sui disastri delle precedenti gestioni.
Per farlo si affida a un figliol prodigo, andato via, come tanti, per cercare altrove opportunità e sbocchi di carriera. Non cervelli ma piedi in fuga. A ben guardare, non cambia troppo. Centrocampista, classe 1991, alle soglie dei 31 anni è tornato al punto di partenza. Nessuna bocciatura per il ragazzo, piuttosto l’opportunità, finalmente, di indossare i colori della sua città. Peraltro in un’occasione particolare.
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Retrocedere, si è già detto, rappresenterebbe infatti l’ennesimo, completo fallimento di cui nessuno sente il bisogno. Vanificherebbe, contemporaneamente, gli sforzi perpetrati per abbandonare le secche del dilettantismo.
Rizzo lo sa bene, per questo probabilmente ha preferito rispondere presente alla chiamata. A casa, con le difficoltà del caso, ci arriverà al culmine di un tour durato circa quindici anni. Ne aveva altrettanti quando lasciò il settore giovanile giallorosso, fresco di fallimento – tanto per cambiare – per approdare in quello della Reggina.
La scelta venne ripagata con stagioni da protagonista. All’esordio tra i cadetti, seguiranno diverse annate da titolare e le convocazioni con l’under 21 della nazionale. Due presenze contro i pari età di Turchia e Inghilterra. Poi il grande salto in Serie A per sostenere la causa difficile del Pescara. Sei mesi, undici presenze e l’epilogo amaro di retrocessione quasi scontata. In Abruzzo comunque resterà anche l’annata successiva. Poi tornerà a Reggio, questa volta in Lega Pro. Sei mesi appena, prima di rimettere i vestiti in valigia. Verranno così Perugia, Vicenza e Salernitana, quindi una nuova, lunga parentesi siciliana.
Con il Catania, Rizzo rimarrà tre anni, collezionando una sessantina di presenze. Allora riprenderà nuovamente la via del Nord, scegliendo Trieste. Un giro d’Italia infinito lo riporterà a Pescara, quindi in giallorosso. Al Messina era già stato affiancato in estate, non se fece nulla. Il destino evidentemente aveva altri programmi. Oggi le strade finalmente si toccano. Rizzo si definisce un lottatore, “nato per mordere le caviglie degli avversari“. Inutile dire che di garra ci sarà bisogno più che di fioretto per raggiungere l’obiettivo. Nemmeno troppo difficile per chi a Reggio era chiamato il Gattuso dello Stretto e di Rino sognava di emulare la carriera. Insieme a lui, nel parterre di Rizzo ci sono De Rossi, Nainggolan e Marchisio. “Pure in porta posso giocare”, diceva nel 2013 presentandosi a Pescara. Battuta, ma nemmeno troppo. Mezzala o interno in un centrocampo a due, d’altronde, ha dimostrato un eclettismo importante, come la capacità di calarsi alla perfezione nei contesti nuovi e complicati. Adesso è il turno di ripetersi anche a casa.
Claudio Costanzo