
Messina, cuore e orgoglio: siete sicuri di voler dilapidare questo prezioso patrimonio?

Alla splendida vittoria sull’Altamura, che tiene viva la lotta salvezza, non fa seguito la tanto attesa svolta societaria sulla quale è calato un preoccupante e colpevole silenzio.
Comunque vada loro resteranno nei nostri cuori e nei nostri ricordi. Si stiamo parlando dei calciatori che stanno indossando la gloriosa maglia del Messina in questa disastrosa e grottesca stagione. Stiamo parlando di mister Banchieri, l’uomo del Nord catapultato nell’inferno sportivo in riva allo Stretto. Ci riferiamo a Domenico Roma che, da direttore sportivo, si è trasformato in “tutto fare” senza mai perdere la dignità. Ecco a questo gruppo, settimana scorsa, abbiamo dedicato il concetto di “messinesità” nel suo senso più alto e puro. Oggi, a distanza di sette giorni, ci ritroviamo ad elogiare ancora una volta uomini che stanno portando avanti qualcosa di utopistico ben oltre il miracolo sportivo. Il 3-1 sull’Altamura rappresenta l’ennesima dimostrazione che la voglia di mollare non fa parte del vocabolario di questi protagonisti. Sul campo, la seconda vittoria consecutiva con tre goal realizzati significa restare in scia alla Casertana che, dal canto suo, ha inanellato il secondo 4-0 tra le mura amiche che mantiene a +6 il vantaggio sulla biancoscudata.
Certamente il rush finale di campionato va onorato in tutti i suoi dettagli, tanto più che il Messina giocherà anche una gara in meno. Perché quando le cose vanno male, si sa, la sfiga ci vede benissimo e fa pagare anche il suo conto. Eppure, come detto, non si molla di un centimetro ma come di consueto non parleremo della partita. Oggi è stucchevole concentrarsi su tattica e tecnica perché il Messina le partite le vince di cuore, grinta e palle. Non ci interessano gli errori, le sbavature o le imprecisioni. Oggi la nostra attenzione è focalizzata esclusivamente su quanto deve avvenire per salvare, veramente, il Messina. Le vittorie della squadra hanno attirato tutta l’attenzione mediatica tuttavia c’è una parte sana e una parte malata che sta sfruttando tutto questo. Naturalmente la prima è rappresentata dalla tifoseria che, in massa, si è ricompattata attorno ad un bene prezioso di tutta la comunità messinese. Dall’altra, invece, agiscono quei loschi “figuri in cerca d’autore” che stanno facendo di tutto pur di portare a termine la propria missione.
In questa storia, purtroppo, non c’è nulla di casuale. Tutto è scientificamente orchestrato nel colpevole silenzio delle ultime settimane. L’attenzione politica è già scemata lasciando spazio al “Comu veni si cunta”, tipico del pressapochismo messinese. No, non possiamo accettare tutto questo perché gli sforzi sul campo rischiano seriamente di valere zero se non saranno supportati da una svolta societaria. Qui si sta perdendo un patrimonio sportivo, un titolo professionistico per l’ennesima volta, la dignità di ognuno di noi oltraggiata da chi ha deciso che il Messina deve morire. Sono parole forti ma il tempo delle attese e delle riflessioni è abbondantemente finito. Si sta continuando a perdere tempo con la consapevolezza che il calcio, e lo sport in generale, è solo un fastidio per questa città.
Di fronte a tutto questo, ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità perché Messina sarà anche la città che dimentica facilmente ma certe macchie restano indelebili a dispetto di giustificazioni, alibi e passare del tempo.