
Messina, così fa male: dai colpevoli silenzi dei “carnefici” agli sforzi eroici in campo

La Biancoscudata rimane sull’orlo del precipizio aggrappata solo alla compattezza della sua tifoseria ed ai calciatori che, con grande orgoglio, stanno provando a tenere viva la speranza salvezza sul campo.
Un epilogo così amaro nessuno poteva immaginarlo. E’ vero sono stati anni duri quelli trascorsi dal 2017 sino ad ora. Pochissime gioie legate unicamente al ritorno nel calcio professionistico e tanti punti bassi che hanno condotto, inevitabilmente, il Messina verso il baratro. Per qualcuno è la naturale fine di quanto “costruito” (o “non” dipende dai punti di vista) a livello societario stagione dopo stagione. Per altri un chiaro piano studiato a tavolino che nasconderebbe qualcosa davvero di infimo, crudele e malevolo. Tuttavia oggi non è il tempo dei processi perché non vogliamo ancora scrivere la parola FINE ed calare il sipario sulla storia recente della Biancoscudata. Vorremmo gridare che siamo ancora vivi anche se, al momento, siamo vicini allo stato vegetativo e tenuti in vita da una flebile speranza. Forse potrebbero sembrare dei paragoni azzardati ma, in fin dei conti, qui stiamo parlando di vita o morte.
La morte di una passione, di uno stemma storico, di una maglia che ha fatto innamorare ma anche soffrire migliaia di persone in diverse generazioni. Staccare la spina sarebbe troppo facile ed è proprio in questo momento di totale buio che bisogna tenere accesa la fiamma della speranza. Ciò che sta andando in scena in riva allo Stretto è degno di un’opera teatrale dell’assurdo e del grottesco. I protagonisti sono ben noti e tutti hanno le loro responsabilità. A bocce ferme, quando il campionato terminerà, nessuno potrà cercare di scaricare le colpe o trovare alibi. Anche perché, negli ultimi giorni, è stata già una corsa a comunicati, iniziative e post social per dissociarsi da quanto sta avvenendo come se a Messina fossimo tutti vittima di perdita di memoria. Ma, come detto, ci sarà il tempo dei processi. Oggi l’unico obiettivo resta quello sportivo, di provare a salvare la categoria. Non sarà facile e, al netto dei deliri social, questa squadra deve mirare esclusivamente a rimanere entro l’arco degli otto punti di distacco dalla squadra che la precede per affrontare i playout.
E’ vero sulla carta il Messina ha una rosa che potrebbe anche salvarsi tranquillamente. Ecco tutto questo, però, potrebbe accadere in una situazione normale. Oggi, invece, questi calciatori stanno scendendo in campo provando a tenere fuori le questioni extracampo che tuttavia non possono non lasciare un segno. Ancora una volta, purtroppo, ci troviamo costretti a non analizzare la gara di Monopoli. Seconda sconfitta consecutiva, diversa nelle modalità rispetto a quella contro il Trapani, che ha mostrato limiti, difficoltà, letture errate ed errori individuali. Voltare pagina e pensare al prossimo match: questa è la strada da seguire, lavorando sul campo e puntando sempre alla vittoria. Non possiamo fare altro che sostenere questi ragazzi, lo staff tecnico ed il direttore Roma che, con tanta dignità e orgoglio, proveranno sino alla fine a salvare il titolo sportivo. Come se non bastasse all’orizzonte si profila la penalizzazione oltre allo stravolgimento della classifica dopo le esclusioni di Turris e Taranto.
La strada è sempre più in salita ma tutti noi abbiamo l’obbligo di crederci perché la fine del Messina sarebbe una sconfitta per tutti a prescindere dalle responsabilità. Su questa lunghezza d’onda, allora, sabato il “Franco Scoglio” dovrà continuare ad essere un fattore contro la corazzata Avellino. Sarebbe l’ennesima “prova d’amore” (quello vero), verso una maglia da troppi anni oltraggiata. Sarebbe un altro “schiaffo morale” verso i protagonisti che stanno agendo per porre fine a questa società. Sarebbe l’ennesima dimostrazione, a livello nazionale, che Messina non è una piazza morta ma che, sotto la cenere delle macerie, ha sempre quel sacro fuoco pronto ad esplodere.
Non lanceremo appelli da queste pagine perché si unirebbero ai fiumi di parole di facciata che si stanno susseguendo in queste ultime settimane. Al contrario manteniamo viva l’attenzione su tutta la vicenda a 360 gradi, non abbandoniamoci allo sconforto ed alla rassegnazione, alziamo la testa e spingiamo questi ragazzi verso un qualcosa che appare come pura utopia. Salviamo il Messina sul campo, manteniamo il patrimonio del calcio professionistico e poi, a bocce ferme, metteremo tutti di fronte alle loro responsabilità.