Messina: cuore, orgoglio e punti persi
I biancoscudati giocano una gara quasi perfetta in dieci uomini al “Provinciale” di Trapani ma, ancora una volta, subiscono la beffa allo scadere.
Amarezza e orgoglio. Questo lo stato d’animo dei tifosi giallorossi al risveglio dopo il friday night disputato a Trapani. Sentimenti ed emozioni contrastanti che lottano, per la verità, da inizio stagione. Mandata in archivio anche la nona giornata di campionato, oggi non vogliamo parlare di questioni societarie e vicende extrcampo. Piuttosto concentriamoci sull’aspetto sportivo e sul nuovo Messina che Giacomo Modica sta plasmando settimana dopo settimana. Da una parte è vero che la guida tecnica è l’unico filo di continuità con la passata stagione, dall’altra questo è un gruppo totalmente rivoluzionato che ha ben poco in comune con quello capitanato da Fumagalli.
Per questo motivo tutto l’ambiente, compatto nel sostenere i ragazzi nonostante le insinuazioni delle malelingue, sta vivendo una prima parte di stagione sulle montagne russe. Da una parte ci sono i freddi numeri che inchiodano la squadra ad un torneo di medio bassa classifica fino ad ora. Allo stesso tempo, però, ci sono le prestazioni che al momento hanno fatto gioire a metà. Già dopo sole nove partite, infatti, il Messina è probabilmente la squadra dell’intera Serie C con maggior rimpianti. La classifica recita 8 punti, con una media di meno di uno a partita. Poi ci sarebbe quella “virtuale” dei punti persi che proietterebbe i biancoscudati nelle zone nobili di graduatoria.
Naturalmente questo è un discorso del tutto ipotetico ma che, col passare delle settimane, sta mettendo radici sempre più profonde in riva allo Stretto. A mente fredda, allora, bisogna attenersi al giudizio del terreno di gioco al triplice fischio. Il terribile mese di ottobre si è aperto con due pareggi che chiunque di noi avrebbe firmato alla vigilia. Tuttavia lo 0-0 contro il Benevento è ben diverso dall’1-1 di Trapani. Riavvolgendo il nastro, al “Franco Scoglio”, abbiamo assistito ad una gara aperta nella quale i minimi particolari potevano fare la differenza alla fine. Lo 0-0, quindi, è stato solo casuale per quanto offerto dalle due compagini.
Rispetto al match contro la squadra di Auteri, il Messina visto a Trapani ha messo ben in mostra una grande differenza. I giallorossi hanno dimostrato, sul campo, cosa significa essere squadra. I padroni di casa, invece, sono un gruppo formato da calciatori di primissimo livello a cui manca un vero leader in panchina. Gli oltre novanta minuti del “Provinciale” hanno mostrato tutto ciò alla perfezione. Altrimenti non sarebbe mai stato possibile andare vicino al clamoroso successo giocando in dieci uomini dal 20′ del primo tempo.
Dall’espulsione dell’inesperto Anzelmo sino al tap in di Anatriello su papera di Seculin passando per la traversa del giovane bomber e dalle parate di Kaprikas. Tutto era ben indirizzato sui giusti binari perché il Messina ha una propria identità a prescindere dagli uomini in campo. Sul fronte opposto, invece, mister Aronica ha ricercato il pareggio semplicemente schierando il maggior numero di elementi offensivi in campo. Di fatto il Trapani ha solo creato tanta confusione sul terreno di gioco.
Ma, alla luce di tutto questo, c’è sempre quella beffa che colpisce il Messina allo scadere. Questa volta è stato l’ennesimo errore di reparto su un calcio piazzato. Il colpo di testa di Udoh al 93′ fa malissimo ben oltre il risultato finale. La sequenza del goal mostra una squadra che, per qualche frazione di secondo, stacca totalmente la spina dalla concentrazione. Se l’attaccante avversario riesce a colpire tutto libero in mezzo all’aria di rigore allora non si può puntare il dito sul singolo. E’ chiaro che, in queste situazioni, si cerca sempre il capro espiatorio ma, adesso, il discorso va necessariamente allargato.
Dopo nove giornate, infatti, il Messina è una squadra bella a metà. Orgoglio, gioco, identità ma anche inesperienza, poca concentrazione nei momenti topici ed errori singoli e di reparto fatali. Nessuno ti regala niente in Serie C e, nonostante nessuna squadra abbia ancora messo sotto i giallorossi, la verità è che solo una vittoria è stata ottenuta contro un Taranto fanalino di coda ed in piena crisi.
Alla luce di tutto questo, allora, l’unica medicina resta il lavoro sul campo. Come detto non abbiamo voluto affrontare i discorsi societari, quindi sull’aspetto sportivo Modica è l’unico leader che questi ragazzi possono seguire. Anche perché non c’è tempo per ripensare agli errori commessi. Nella prossima giornata sarà il sorprendente Monopoli a far visita al “Franco Scoglio”.