Messina: il peso delle parole e il valore della dignità
Dall’amarezza per il pareggio sul campo alle dimissioni “irrevocabili” di Modica passando per appelli e dietrofont immediati: il Messina al centro di una situazione sempre più grottesca ed assurda.
Non è una domenica di riposo né, tanto meno, di analisi e riflessioni riguardanti i risultati maturati sul campo. E’ diventata, ormai, una consuetudine ben poco lusinghiera quella di mettere totalmente da parte ciò che avviene sul terreno di gioco per concentrarsi su vicende extracampo che, in altri tempi ed altre latitudini, sarebbero considerate davvero assurde e fuori da ogni logica. Invece, sulle rive dello Stretto, tutto ciò che dovrebbe star lontano dalla quotidianità di una società calcistica professionista avviene con una regolarità certosina. Tutto questo perché è il contesto generale a favorire questo status di mediocrità, un limbo dentro il quale Messina e il Messina è rimasto impantanato da ormai troppi anni. Ed allora ci si accontenta di qualsiasi piccola cosa, si pontificano scelte e parole di una banalità assurda e si accetta tutto in maniera silenziosa per paura di perdere quei novanta minuti la domenica.
In meno di 24 ore dal triplice fischio di Messina-Casertana terminata 2-2, il teatro dell’assurdo ha messo in scena l’ennesimo capitolo poco gratificante della storia recente della biancoscudata. Mister Modica che, senza alcun preavviso e senza informare nemmeno gli stretti collaboratori, rassegna le dimissioni “irrevocabili” con un breve monologo in sala stampa sottraendosi alle domande dei colleghi presenti. Da lì a meno di un’ora, un comunicato stampa del presidente Sciotto ribadisce una fiducia incondizionata al tecnico. Nel marasma generale, viene calato l’asso il giorno successivo. La squadra non si allena, con un turno infrasettimanale alle porte, ma viene diramato un virgolettato dei calciatori che chiedono a gran voce il ritorno del tecnico. In serata, poi, il dietrofront di Modica con tanto di dichiarazione al miele verso tutti in un clima da “volemose bene” generale. Tutto il contrario di tutto, con la chiara sensazione che dietro tutto questo ci sia sempre un’unica mano a dirigere tutti i fili dei protagonisti. Mentre andava in scena questa pessima commedia, che non ha fatto ridere nessuno, in disparte sono stati lasciati gli spettatori: i tifosi, gli amanti della biancoscudata ma anche gli addetti ai lavori e tutti coloro che tengono a quello stemma. Perché l’unica verità che viene fuori da questo altro weekend di passione è che il Messina, ormai, non appartiene più alla gente. E’ diventato un giocattolo usurato e maltrattato da alcuni bambini capricciosi. Il rispetto verso chi soffre e vive per questa squadra è andato a farsi benedire, mentre la dignità è già da molto tempo che non esiste più.
Già la dignità, uno dei valori più nobili che dovrebbe risiedere in ogni essere umano. Ma quale dignità si potrebbe ancora ricercare in una società che non rispetta l’amore dei tifosi? Quale dignità si può richiedere ad una società che, da anni, colleziona una serie infinita di brutte figure a livello nazionale? Quale dignità possono avere determinati “personaggi” che per i propri più bassi interessi personali stanno mortificando una comunità intera? La lista sarebbe davvero lunga e ci potremmo inserire anche le ultime “chicche” provenienti dal settore giovanile. Dalla mancata omologazione del match dell’Under 17 per aver effettuato i cambi in quattro slot o dall’imbarazzante orgoglio di postare le foto dei ragazzi dell’Under 15 miracolosamente in undici unità indossando una carrellata di magliette tutte diverse.
Ma, in fondo, questo gioco al massacro per molti è una cosa inutile. Tanto cosa ci importa del settore giovanile, noi vogliamo la partita la domenica perché siamo il Messina, la tredicesima città d’Italia dove Schillaci ha scritto la storia prima della Juventus e del mondiale del 1990. Già Totò Schillaci, ricordato con un “Ciao Totò” stampato su delle magliettine bianche e con un nastro adesivo nero utilizzato come lutto al braccio poi scomparso nel secondo tempo. Ma cosa importa anche di questi dettagli, il Messina non ha preso punti di penalizzazione ed abbiamo una rosa più forte degli anni passati. L’unica verità assoluta, invece, è che la situazione Messina Calcio è arrivata al capolinea sotto tutti i punti di vista. Siamo ancora solo a settembre ed ogni settimana è utile per aggiungere un triste capitolo a tutta la vicenda. La speranza di tutti noi risiede in un futuro migliore, in una rinascita o capovolgimento della situazione.
Purtroppo non ci resta che attendere e, nel frattempo, provare a tenere alta la testa di fronte a tutto quello che ci circonda. In altre piazze si sarebbe fatto fronte comune, a Messina invece si viene guidati e si obbedisce solo al volere del “padrone” di turno. Alla propria parola, si preferisce seguire la cantilena imposta da altri e poco importa se ad ogni dichiarazione non seguono mai i fatti. Come detto in precedenza, tutto è il contrario di tutto perché la sacralità della propria parola, al pari della dignità, è una prerogativa per pochi.