Messina, il caso Under 15: l’ennesima goccia di un vaso andato in frantumi
La “formazione” Under 15 scesa in campo in otto uomini, sotto di dieci goal e poi ritiratasi dal terreno di gioco perdendo a tavolino è solo l’ennesima umiliante pagina della storia recente del Messina calcio.
Lo ammettiamo in maniera chiara e sincera: non volevamo iniziare una nuova settimana con questo tipo di approfondimento. Nelle idee di chi scrive queste righe, in realtà, c’era la volontà di analizzare il momento del Messina di Giacomo Modica, una formazione sempre più dalle due facce tra gare in casa e match in trasferta. Tra le mille sfaccettature ed opinioni sulla biancoscudata, avremmo lanciato un chiaro invito a mantenere equilibrio sulla sfera sportiva giallorossa. In questo momento, infatti, la squadra ha dimostrato di vivere sulle montagne russe e non merita né critiche distruttive ma, allo stesso tempo, nemmeno toni trionfalistici con paragoni azzardati con il passato.
Eppure nulla di tutto questo verrà analizzato ed approfondito in questo articolo. Purtroppo dobbiamo ancora una volta abbandonare il calcio giocato per dedicarsi a ben altre questioni. Nelle scorse settimane ci eravamo ripromessi di non alimentare il gioco al massacro che, da mesi, attanaglia la città attorno al Messina calcio tra plurime fazioni opposte. Oggi, invece, dobbiamo rimangiarci la parola perché quanto avvenuto a Santa Lucia del Mela merita di avere spazio e risonanza nonostante si tratti di una pessima figura che non riguarda solo una società calcistica ma tutta la comunità messinese. Quello che purtroppo una minoranza non comprende è proprio questo, il Messina calcio è la massima espressione sportiva di questo territorio e rappresenta un biglietto da visita per il nostro territorio. Per non incorrere in critiche ed equivoci sappiamo che, fortunatamente, in riva allo Stretto riusciamo a distinguerci in tante altre discipline sportive con risultati altisonanti. Ma saremmo tutti noi ipocriti a negare che la risonanza del universo calcistico abbia tutt’altra ampiezza. Per questo motivo, da oggi, tutta Italia sa che il Messina calcio, società professionistica per chi se lo fosse dimenticato, manda in campo dei ragazzini abbandonati a loro stessi con la consapevolezza che subiranno una sonora umiliazione.
In questa situazione così grottesca e in una città ormai abituata alla mediocrità, non c’è nemmeno così tanto scalpore. La frase che riecheggia, nel tam tam dei social, è sempre la stessa:” A Sciotto non è mai interessato del settore giovanile“. Uno slogan che sa quasi di giustificazione perché in fondo noi siamo il Messina, la tredicesima città di Italia che guarda tutti dall’alto in basso. Uno stupido orgoglio privo di senso perché per poter vantare la propria città e squadra di calcio prima bisognerebbe costruire qualcosa di credibile e strutturato nel tempo. Invece mentre a Crotone la prima squadra subiva la terza sconfitta stagionale a causa di fantomatici “errori arbitrali”, nel caro comune di Santa Lucia del Mela feudo della famiglia Sciotto alcuni ragazzini, orgogliosi di indossare magari una “maglia” del Messina, venivano mandati in campo a subire la peggior umiliazione possibile. Di fronte a questo, forse, bisognerebbe fermarsi a riflettere su cosa possano aver provato questi otto ragazzi in campo e, allo stesso tempo, anche come si possa essere sentito un genitore di fronte a questa “esperienza” per il proprio figlio.
Aggiungere altro sarebbe superfluo perché, in fondo, tutti noi abbiamo ben chiaro il quadro. Per il presidente Sciotto è sempre stato un peso il settore giovanile ed episodi simili sono stati molteplici nel corso degli anni, ma “per il bene superiore” sono sempre stati celati o sminuiti. Per questo motivo si è sempre cercata una società satellite che potesse occuparsi di questo annoso peso. Anno dopo anno, però, le ben note capacità diplomatiche di questa società hanno di fatto azzerato qualsiasi tipo di rapporto con le realtà del territorio: Fair Play, Camaro, F24 ecc ecc. Senza l’aiuto esterno, il risultato finale è quello sotto gli occhi di tutti: non riuscire nemmeno a mettere undici ragazzi in campo per un match ufficiale a livello nazionale.
L’indignazione social è stata dilagante grazie al prezioso contributo fornito dai colleghi di Gazzetta del Sud. Proprio su questo aspetto, la vicenda merita un passaggio finale. Cosa si può fare di fronte ad una situazione che, ormai, continua a raschiare il fondo sempre di più? Servirebbe un fronte comune sia della stampa che della politica. Purtroppo, però, ci duole evidenziare che se la tifoseria ha fatto un passo netto e deciso, su altri fronti si tentenna in maniera evidente. Dopo l’ennesima brutta pagina della storia calcistica messinese, solo una parte della stampa ha deciso di dare spazio alla notizia. Purtroppo ci tocca costatare, quotidianamente, quanto la mediocrità abbia fatto appiattire anche la voglia di fare giornalismo vero. Adesso si fa finta di non vedere, si preferisce la neutralità o, ancora peggio, ci si adopera nell’antica pratica delle scuole elementari del “dettato”. Sul fronte della politica mancano i fatti mentre le parole scorrono a fiumi. Ovviamente non di persona ma esclusivamente sui social network seguendo l’input di chi sta al vertice di una determinata fazione politica.
Ci sarebbe tanto altro da dire ma, molto probabilmente, anche queste parole finiranno presto nel dimenticatoio. Da parte nostra ci sarà sempre il massimo supporto alla causa del Messina come dimostrato sempre sul campo e con i fatti. Non servono le copertine, i selfie, le “sfilate” al Franco Scoglio per sentirsi superiori rispetto agli altri. Se il Messina è ancora in Serie C il merito è di tutti quelli che, nel silenzio e nell’anonimato, hanno permesso a questa società di compiere dei veri e propri miracoli sportivi in condizioni disperate a 360 gradi. Per questo motivo, permetteteci di dire che adesso siamo stanchi e non vogliamo che tutti i nostri sacrifici vadano in fumo.
Prima che la situazione sia del tutto irrecuperabile, proviamo a mantenere la dignità di una storia centenaria che non merita di essere umiliata così.