Messina tra silenzi, accuse e veleni: ma il futuro?
Dopo lunghe settimane di assordante silenzio, le ultime ore hanno infiammato la situazione attorno alla Biancoscudata alimentando sempre di più quelle spaccature ormai ben radicate.
“Guelfi e Ghibellini”. L’eterna lotta tra due fazioni che contraddistinse quasi due secoli della storia medievale italiana ed europea. Riavvolgendo il nastro appare quasi blasfemo andare a scomodare le questioni politico-economico-sociali di secoli fa per trovare un giusto parallelo con l’universo sportivo attuale. Eppure, nel linguaggio comune, questa contrapposizione è diventato un mantra utilizzabile in qualsiasi occasione ed adatto ad ogni stagione.
Per questo motivo, convergendo in riva allo Stretto, “Guelfi e Ghibellini” è diventata la metafora perfetta per la situazione calcistica biancoscudata che, da ormai tanti anni, vive un eterno conflitto tra molteplici fazioni. Naturalmente spade, lance e scudi sono stati sostituiti da lettere aperte, dichiarazioni mediatiche, commenti sui social e messaggi inoltrati in maniera virale su whatsapp. Beh ne avremmo fatto volentieri a meno ma, per l’ennesimo anno, Messina si appresta a vivere nuovamente il solito “teatrino” poco interessante e privo di reali contenuti. Fa quasi tenerezza pensare ai tanti tifosi della Biancoscudata, quelli veri, “accecati” dall’amore per questi colori e poco lucidi nel considerare la situazione attuale.
In fondo quello che tutti noi vorremmo è semplicemente parlare di calcio giocato, prospettive per la prossima stagione, calciomercato ed obiettivi. In realtà, dopo una meritata e tranquilla salvezza, si è ricaduti nel medesimo tunnel oscuro senza alcuna luce. Di fronte a questo ciclo continuo e senza punti di rottura con il passato, ogni tifoso si ritrova ad interrogarsi sul futuro della propria squadra del cuore. Che Messina dobbiamo attenderci per la stagione 2024/2025? Il quesito che dovrebbe essere vitale in questo momento non ha né risposte né tanto meno indizi concreti.
Le uniche certezze erano rappresentate dalle scadenze propedeutiche all’iscrizione alla prossima stagione. Per la verità non c’erano molti dubbi sull’argomento ma anche questa questione è diventata tabù all’ombra del campanile del Duomo. A rompere, allora, questa calma piatta ci hanno pensato due personaggi che, in positivo ed in negativo a seconda dei punti di vista, hanno scritto le pagine più importanti della storia recente del Messina. Da una parte Pietro Franza, il presidente della scalata in A ma anche del fallimento, dall’altra Pietro Sciotto, l’imprenditore della provincia che ha riportato il professionismo a Messina tra alti e bassi.
Il nuovo scontro tra “Guelfi e Ghibellini” è riesploso proprio per le dichiarazioni del primo, nel corso dell’intervista per i venti anni (si il tempo passa inesorabile) dall’approdo in Serie A:” Non tornerò ad occuparmi di calcio in prima persona ma, nell’attuale ruolo di presidente di Sicindustria, sarò sempre pronto a sostenere la squadra di calcio della mia città, aprendo alla possibilità che nuovi imprenditori possano interessarsi al club. A tal proposito, posso affermare che proprio di recente un gruppo ha presentato un’offerta per rilevare l’Acr Messina, mettendo sul piatto 2,5 milioni, ma la proposta è stata rifiutata dalla proprietà“. Poche frasi che hanno riacceso la miccia delle polemiche, delle accuse e dei veleni. La risposta della famiglia Sciotto non si è fatta attendere così come il tam tam inesauribile sui social.
Ma tralasciando tutto questo carrozzone che poco ci interessa, assume una rilevanza decisamente più importante la lettera aperta di Pietro Sciotto rivolta alla città di Messina. Per la verità i contenuti sono abbastanza noti perché le tematiche hanno caratterizzato anche gli anni precedenti della sua presidenza. Di fronte a tutto questo, allora, la grande domanda rimane sempre la solita: “Che Messina dobbiamo attenderci per la prossima stagione?”. L’interesse deve essere proprio questo mentre tutto il contorno serve solo a creare degli alibi pronti all’uso nelle situazioni di difficoltà. Adesso è tempo di affrontare le questioni impellenti di petto, con grande sincerità e rispetto verso la tifoseria messinese.
D’altronde nel calcio nulla si può inventare né improvvisare. Tutti i nodi, presto o tardi, vengono al pettine e questa città vorrebbe solo un po’ di normalità. Perchè il Messina non è un giocattolo utile a fini propagandistici, politici o di mero ricatto. Il Messina è un bene primario per l’intera comunità e potrebbe rappresentare, se solo ci fosse la voglia di capirlo, il mezzo perfetto per una rinascita sportiva, sociale ed economica.