Messina-Avellino 1-0: cronaca semiseria di un pomeriggio di passione
I biancoscudati ottengono la prima vittoria stagionale superando la corazzata Avellino al termine di una gara ricca di colpi di scena.
Se è vero che non ci sono più le mezze stagioni, a Messina siamo abituati all’estate perenne. Settembre vola via e in riva allo Stretto si accoglie un ottobre all’insegna del caldo. Mentre in televisione ci invitano a bere molta acqua, non uscire nelle ore di punta e preservare gli anziani, la domanda sorge spontanea:” Ma domenica riuscirò a mangiare la pasta al forno?“.
Nel meccanismo perverso della scelta degli orari settimanali delle partite, il big match contro l’Avellino viene piazzato alle 14 di domenica. Più che un lunch match è l’invito a presentarsi in contrada San Filippo in infradito ed ombrellone.
Effettivamente la giornata inviterebbe a recarsi al mare, magari sotto il Pilone ad osservare gli aquiloni. Ma la domenica è sacra e non ci sono braciole, cocktail o tintarella che tenga. Il Messina ha bisogno della sua gente e, come per la Turris, la tifoseria risponde. Questa volta, magari, qualche unità in meno ma una curva splendida tra colori e cori. Una carica continua che coinvolge anche la tribuna piena di famiglie e bambini. Un clima di festa che fa da cornice perfetta ad una grande classica del calcio meridionale. Le gare contro l’Avellino hanno segnato pagine importanti della storia del Messina tra ricordi splendidi e qualche amarezza importante. Un’amicizia che va avanti da anni e che trova terreno fertile ancora oggi nonostante restrizioni e mille difficoltà. A Messina sbarcano 400 tifosi irpini e l’alba del match è tutta dedicata a loro. Cori reciproci tra tifoserie, striscioni ed applausi che fanno riconciliare tutti con la bellezza di questo sport.
Poi, però, c’è l’attività agonistica sul prato verde e lì non esistono amici nell’arco degli oltre cento minuti di gioco. Una piccola parentesi, però, la merita un grande uomo che ha lasciato questo mondo troppo presto. “Mimmo Cecere uno di noi“ recita la maglietta che le due squadre indossano al loro ingresso in campo. Lacrime ed emozioni che pervadono gli oltre tre mila tifosi presenti in ricordo di un calciatore amato ad ogni latitudine e con ogni maglia indossata. Vissuti questi attimi così toccati è tempo di incitare la squadra e seguire una sfida chiave in questo inizio di stagione messinese.
Proprio come i led a bordo campo, i primi venti minuti dei giallorossi sono sbiaditi, timorosi quasi preoccupanti. L’Avellino è dominante sfruttando le qualità di una rosa costruita per il salto di categoria. Rispetto alle precedenti uscite, però, la squadra trova forza nella grinta ed unione del gruppo. Come la curva sud compatta, così tutti gli uomini di mister Modica non si disuniscono e riescono ad alzare il muro di fronte a Fumagalli. Dalla massima sofferenza e dagli scongiuri di ogni tipo, compreso lo stringere i gioielli di famiglia, il Messina si sblocca. Prima fa sobbalzare tutti quando Ferrara spacca la traversa su calcio d’angolo. Poi sempre dalla bandierina, ci pensa Plescia a mostrare a tutti come si fa. Incornata vincente, esplosione di gioia e mani verso l’alto a “scusarsi” con la sua ex squadra. Come in quella calda giornata di agosto in cui era sbarcato in riva allo Stretto, così con lo stesso clima di quel giorno l’attaccante infiamma i cuori dei presenti.
“Adesso stringiamo i denti“. Questo il mantra che si ripete sugli spalti tra tifosi ed addetti ai lavori in vista di un secondo tempo di passione. Effettivamente la ripresa si trasforma in qualcosa di diverso. In campo si gioca una gara definibile tra il rugbistico e la corrida: scontri violenti, nervosismo, pioggia di cartellini gialli e rossi. Sugli spalti non si perde mai la speranza con un tifo incessante e continuo per una squadra che dimostra quanto ci tiene a vincere.
Mister Modica cambia moduli in pieno stile camaleontico tanto da confondere anche i suoi collaboratori che si incartano nelle ultime due sostituzioni.
Poco male perché come si suol dire dalle parti di Oxford:“i maccaruna inchinu a panza”. A salire in cattedra, allora, è il capo popolo per eccellenza. Ermanno Fumagalli veste nuovamente i panni di Superman e salva il risultato con tre interventi prodigiosi.
Un gatto di oltre 40 anni che ancora sa come esaltarsi e far esaltare. Su questa lunga scia, si vivono gli oltre dieci minuti di recupero. L’Avellino chiude in nove uomini, il Messina non ha la lucidità di segnare il secondo goal. Palla lunga e pedalare, tutti i tifosi anche in tribuna sono in piedi: l’arbitro decide che forse è meglio chiuderla qui e fischia quelle tanto attese tre volte.
Festa sotto la curva ed abbracci per tutti. Non c’è tempo di fermarsi, però, perché tra pochi giorni c’è il primo derby stagionale contro il Catania. Sarà anche Coppa Italia ma queste gare non si vogliono solo giocare, si devono vincere.