Peppe Rizzo sotto la Sud: il Messina si (ri)prende la sua identità
Un bolide da trenta metri, il pallone che si insacca, il boato della curva e la corsa verso la propria gente. Peppe Rizzo firma la salvezza del Messina in una giornata in cui si intrecciano ricordi del passato, speranze future ed una passione mai del tutto sopita.
L’istantanea è di quelle che porta a paragoni pesanti, quelli che hanno segnato pagine storiche del calcio italiano. Come Tardelli nel 1982 e Del Piero nel 2006, Rizzo si lascia andare ad un’esultanza che è puro distillato di gioia, liberazione e sfogo di qualsiasi frustrazione. Il calcio non è una scienza esatta, ma sa sempre quando regalarci il momento giusto al posto giusto. Quella punizione, calciata con potenza e rabbia, rappresenta le speranze di un’intera comunità di tifosi in trepidante attesa di esplodere. Quella frazione di secondo che va dalla “papera” del portiere al superamento della linea di porta, è il brivido che attraversa tutta la schiena e fa fermare il cuore. Poi l’esplosione di gioia e quell’abbraccio generale sotto la curva Sud che unisce squadra e tifosi nella passione per la maglia biancoscudata.
Messina-Taranto è stato questo ma anche molto altro. Una settimana vissuta in maniera quasi “amarcord” con quell’adrenalina iniziata già dal lunedì tra tam tam sui social, una campagna di comunicazione puntuale e precisa della società e la corsa anche all’acquisto del biglietto. I numeri, d’altronde, parlano chiaro: il “Franco Scoglio” è tornato a colorarsi, il cuore pulsante del tifo organizzato è stato attorniato dalla gioia di centinaia di bambini e ragazzi molti dei quali alla loro prima esperienza allo stadio. Un connubio vincente che ha motivato ancor di più la squadra di mister Raciti. La prova sul campo, infatti, ha spazzato via qualsiasi dubbio: il Messina voleva vincerla la gara e prendersi quella agognata salvezza senza beneficiare dell’esclusione del Catania. Il goal di Rizzo e la festa finale hanno solo aggiunto la ciliegina sulla torta per un epilogo di stagione che, solo tre mesi fa, nessuno poteva aspettarsi. Qualcuno potrebbe definirlo “miracolo sportivo”, ma in realtà c’è tanto sacrificio, sudore e lacrime dietro questa salvezza. Nel suo quinquennio alla guida del Messina, il presidente Sciotto ha ottenuto la cosa più importante: preservare la permanenza nel calcio professionistico.
Ed allora quanto vale questo Messina-Taranto nella storia recente della biancoscudata? Il suo valore diventa inestimabile: non è un punto d’arrivo ma il perfetto trampolino di lancio verso un futuro più roseo. La salvezza giunta a metà aprile offre un’assist troppo ghiotto da sprecare: poter consolidarsi nell’universo di terza serie programmando a 360 gradi il futuro con largo anticipo. Un concetto che, a queste latitudini, sembra quasi utopia. Adesso è il momento giusto per agire con idee chiare e linee guida certe. Tergiversare servirebbe solo a far spegnere quella piccola fiammella di passione che in città si è riaccesa. Le quattro mila presenze sugli spalti hanno dimostrato che, se coinvolti in maniera serie, la tifoseria può tornare ad essere quel dodicesimo uomo in campo capace di vincere le partite. Quei tratti “amarcord” di questa settimana appena trascorsa e di questa gara, hanno fatto tornare in mente ai più nostalgici i fasti di un tempo. E poi ci sono i tanti giovani, quelli che di certo non dimenticheranno questa gara: perchè ognuno di noi ricorda il proprio “esordio” allo stadio.
Ed allora stringiamoci attorno alla nostra squadra, torniamo a gridare con fierezza il nome di Messina in giro per tutta l’Italia. Torniamo a riappropriarci della nostra storia e delle nostre radici, perchè il calcio è parte integrante dell’identità biancoscudata in riva allo Stretto. Dopo anni di inferno e numerosi fallimenti, adesso è tempo di non fermarsi ma guardare con decisione al futuro prossimo.
Perchè come si canta in curva:” Io sono pazzo di te, innamorato di te e mai ti lascerò”.