Alessandro Arena, l’enfant prodige conquista Gubbio
Una finta a eludere il marcatore, scambio stretto col compagno, qualche tocco e poi un esterno spedito dritto nel sette. Non che ci volesse l’ennesimo gol strepitoso per certificare il talento di Alessandro Arena, ma la perla con cui qualche giorno fa il Gubbio ha piegato l’Aquila Montevarchi è destinata a rimanere immortalata in centinaia di replay. Il classe 2000 sta deliziando i palati fini in Lega pro, come già aveva abituato a fare nel girone meridionale di Serie D.
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Ha sconfitto le insidie del salto di categoria con la sfrontatezza tipica dei giovani, ha dimostrato con i fatti di essere pronto per il professionismo. Diciannove partite, due gol e quattro assist formano il bottino importante del primo mezzo campionato di C e ribadiscono quanto gli sportivi siciliani sapevano: il ragazzo si farà. Anzi, si è già fatto. Merito delle stagioni passate. Del vivaio del Catania e dei primi lampi all’Acireale, certo, ma anche e soprattutto dell’annata passata, vissuta da protagonista con la maglia dell’Fc Messina. Negarlo sarebbe ipocrita e miope. Al Football club, infatti, non avrà centrato la promozione, ma la fortuna di giocare e crescere al fianco di gente del calibro di Agnelli e Ciccio Lodi paga, a patto di avere una maturità tale per stare ad ascoltare chi in campo ha scritto pagine importanti.
Un’intesa manifestata a suon di gol e giocate da urlo. Una su tutte, inutile ai fini del risultato, ma emblematica della capacità di farsi trovare al posto giusto quando conta. All’Aci e Galatea è un infrasettimanale. Pronti via, Lodi tocca corto un calcio di punizione, il pallone scodellato in mezzo arriva ad Arena: lo stop è delizioso, la botta immediatamente successiva non lascia al portiere la possibilità di replicare. Quel vantaggio, tanto bello quanto effimero, avrebbe potuto scrivere un finale diverso sulla stagione e la storia dei giallorossi. Andrà diversamente, mentre il talento di Marina di Ragusa sull’altare della regola degli under ogni tanto sarà costretto a guardare i suoi dalla panchina. Poco male, tutto fa esperienza e soffrire serve anche a cementare carattere.
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Arena oggi, d’altronde, è un giocatore bello e fatto, pronto per prendersi il mondo a suon di reti, pur di, retorico ma fondamentale ribadirlo, non perdere la bussola. Arrivare è difficile, confermarsi ancora di più, smarrirsi, al contrario, terribilmente semplice. “È troppo mentalizzato perché accada”, spiegava a ottobre Daniele Sorintano, il suo agente, aggiungendo di avere tra le mani un tesoro che finora si è espresso a metà: “È ancora al 50 per cento”, diceva e probabilmente aveva ed ha ragione. Lo aveva capito anche il Catania quando gli mise tra le mani un triennale, respingendo le avance di numerose pretendenti. In rossazzurro le cose andranno a fasi alterne. Tornerà a casa in prestito e sarà come togliere la sicura a una pistola sul punto di esplodere. Il Marina di Ragusa in Eccellenza pesca a piene mani dalla famiglia Arena: Nicola, il più grande, Daniele, classe ’93 e Alessandro, tre fratelli per altrettante maglie. Con loro ci sono anche Fabio D’Agosta e Gaspare Pellegrino, il finale è già scritto: la promozione in Serie D lancia Alessandro e scioglie il tridente formato famiglia. Dolore da sopportare per inseguire un sogno. Che lo ha portato fino a Gubbio, dove tutto pare girare per il meglio. L’allenatore gli da piena fiducia, il presidente anche di più. I colpi a sensazione, ci si augura, continueranno a fare il resto.
Claudio Costanzo