Messina, dottor Jekyll o mister Hyde?
Seconda sconfitta consecutiva per il Messina che cade contro la capolista Bari tra incertezze, errori ed un’identità non ancora definita.
La sconfitta fa parte del gioco del calcio. Cedere il passo alla capolista e prima della classe fa parte dei rischi calcolati. Più preoccupante, invece, arrendersi in maniera preventiva mancando l’appuntamento con la gara sia dal punto di vista mentale che dell’approccio. Lo 0-2 maturato al “Franco Scoglio” contro il Bari è un KO ben diverso di quello subito a Potenza contro il Picerno. Il Messina incassa la seconda sconfitta consecutiva in campionato e deve interrogarsi sulle modalità di questi novanta minuti. A preoccupare, andando oltre al risultato ed agli aspetti tecnici, è una netta involuzione della squadra biancoscudata. Un processo di crescita che aveva lanciato ottimi segnali, nelle settimane scorse, e che improvvisamente sembra essersi inceppato. Tutto questo aggravato ancor di più da un campionato, come la Serie C, che non permette alcuna pausa e continua a correre lasciando indietro chi non è capace di reagire.
La vigilia del big match contro il Bari è stato un susseguirsi di interrogativi tra assenze (Celic, Mikulic, Simonetti ed Adorante) e possibili sorprese tattiche. Mister Sullo propone ciò di cui può disporre al netto delle varie problematiche fisiche e tattiche. Il suo consueto 442 ha due novità rilevanti: l’esordio di Milinkovic al fianco di Vukusic ed il ritorno di Russo dal primo minuto in luogo di Simonetti. Proprio l’assenza del calciatore del Parma è, probabilmente, una delle pecche per questa squadra più gravi. La sua intelligenza tattica, unita alle qualità individuali, fanno del numero 8 un calciatore unico capace di adattarsi alle fasi di gioco ed equilibrare tutta la squadra. Senza di lui il Messina perde tantissimo e lo dimostra in un primo tempo assolutamente anonimo. Il Bari, infatti, è squadra esperta ed attacca il match fin dal primo minuto. Non a caso gli uomini di mister Mignani sanno dove andare a colpire i biancoscudati: pressing alto nella metà campo giallorossa ed anticipi costanti. Il Messina va in tilt fin da subito perdendo i contrasti fisici, allungando la squadra e commettendo un’infinità di errori tecnici. Da qui nasce il vantaggio pugliese con la palla recuperata da un monumentale D’Errico e l’imbucata per Botta che punisce centralmente una difesa totalmente “aperta”. Nel Messina manca la reazione e la squadra non riesce a far valere il vantaggio sull’ampiezza del campo contro un 4312 concentrato specialmente nelle linee centrali. Catania e Russo sono assolutamente fumosi, mentre la difesa totalmente ammonita dimostra i costanti interventi in ritardo. L’unico tiro in porta, poi, si registra negli ultimi dieci minuti con la punizione di Damian.
Nella prova da grande squadra del Bari, però, c’è una pecca: la mancanza di cinismo rispetto alle ultime settimane. I pugliesi non chiudono il match e Sullo capisce che può tentare di rimettere tutto in equilibrio. In questo senso va letto il doppio cambio con l’ingresso di Fazzi e Balde in luogo di Milinkovic (ancora in condizioni precarie) e Catania. Le forze fresche danno una scossa alla squadra: l’esterno cambia passo e mette in difficoltà Pucino mancando per due volte la conclusione da fuori. Ancora meglio Balde che centralmente spacca la squadra avversaria. Purtroppo, però, i giallorossi non riescono a mantenere il ritmo e la squadra si ritrova a proporre gioco per poco più di dieci minuti. Al contrario il Bari gestisce il gioco e, grazie ad una profondità di rosa d’altissimo livello, va a chiudere il match. L’azione per il raddoppio di Paponi è di pura classe con il goal dell’attaccante che, a distanza di anni, dimostra di essere legato al “Franco Scoglio”. Vibranti le proteste in campo ma la sensazione che, per centimetri, sia Sarzi Puttini a tenerlo in gioco. Da lì in poi è pura accademia e la sconfitta accende un pericoloso campanello d’allarme. Per la prima volta il Messina non va in goal ma, oltre a questo aspetto, è l’atteggiamento della squadra ad essere cambiato. A mancare, soprattutto, sembra essere la leadership degli elementi più importanti: da Carillo in chiaroscuro, a Vukusic troppo poco servito fino ad arrivare ad un Damian troppo nervoso ultimamente e protagonista di battibecchi continui con gli arbitri.
La Serie C, come detto, non concede pause a nessuno. Archiviata la sfida col Bari, domenica già sarà tempo di scendere in campo allo “Zaccheria” di Foggia. Il Messina deve accelerare il suo processo di crescita per non rischiare di far aumentare i rimpianti.