Messina, la maturità passa dalla cura dei dettagli
Seconda sconfitta in campionato per un nervoso Messina che recrimina (giustamente) ma deve anche accelerare il proprio processo di crescita.
Continuità. Questa la parola d’ordine che mister Sullo aveva chiesto ai suoi ragazzi all’indomani della vittoria contro la Virtus Francavilla. Il trionfo contro i pugliesi sembrava aver sbloccato un gruppo giovane che, come la tifoseria, sentiva il bisogno di ottenere quei tre punti in campionato. Il giusto premio per i biancoscudati dopo prove convincenti nelle uscite precedenti. La trasferta di Potenza, quindi, si contestualizzava proprio nella ricerca di quella continuità fondamentale in un campionato ostico e spigoloso come la Serie C. Di fronte un Picerno reduce da un’estate travagliata, per motivi diversi, al pari del Messina. L’ultima domenica di settembre rappresentava la classica prova del nove per testare i progressi fisici, mentali e tattici della squadra messinese.
Facendo un parallelo con il percorso scolastico, purtroppo, ci troviamo costretti a rimandare Damian e compagni. Esame non superato dai biancoscudati che cadono per 2-1 in un match dalle mille sfaccettature che si cala perfettamente nel contesto della terza serie italiana. In maniera preliminare, però, è giusto concentrarsi sull’argomento che invaderà social, giornali e media. La gara è stata influenzata da una conduzione pessima della terna arbitrale: inevitabile considerare decisivo il rigore inesistente concesso al Picerno ed la mancata assegnazione del probabile penalty al Messina. Due episodi che hanno indirizzato la gara ma che, al netto di un’analisi completa e razionale, non possono essere l’alibi per giustificare il KO. Il Messina, infatti, ha dimostrato di mancare ancora di quella maturità utile e fondamentale per affrontare un campionato professionistico. Uno stato mentale che passa dalla cura dei dettagli e che, nel percorso di crescita, diventa imprescindibile nel lavoro di mister Sullo. I biancoscudati hanno seguito lo spartito giusto salvo poi farsi prendere da nervosismo, poca lucidità e confusione. Eppure l’approccio del match non aveva tradito le aspettative. Chi si attendeva un Messina arrembante è rimasto subito deluso: la Serie C non è come i ben noti campionati dilettantistici. Contro un Picerno quadrato e poco incline a prestare il fianco, il Messina ha deciso di attendere per colpire al momento giusto. Non è un caso che il vantaggio ospite arrivi proprio alla prima occasione creata grazie al solito incontenibile Catania. Purtroppo, come sottolineato dallo stesso Sullo, il vantaggio ha fatto staccare la spina a Carillo e compagni. Il pareggio è una naturale conseguenza di questo atteggiamento: difesa che si schiaccia e rete di Dettori completamente libero di calciare dal limite dell’aria. Il Messina fa fatica e, come se non bastasse, deve rinunciare ad un perno fondamentale per l’ennesimo infortunio a gara in corso: oltre alle assenze di Baldè, Celic e Mikulic, anche Simonetti alza bandiera bianca. Il pareggio del Picerno non scuote il Messina: il baricentro resta basso mentre non viene coperta bene l’ampiezza del campo dove gli esterni locali imperversano.
Nella seconda frazione, va in scena un altro match. L’approccio del Messina è propositivo con ritmi decisamente più alti ed un Picerno che dimostra di essere vulnerabile se attaccato. Al 50′, però, arriva la svolta con la clamorosa svista della terna arbitrale ed il rigore concesso per un fallo di mano nettamente fuori area. La rete di Reginaldo dagli undici metri cristallizza un 2-1 che risulterà decisivo. La voglia di rivalsa per recuperare un risultato beffardo stenta ad arrivare lasciando spazio a nervosismo e proteste. Mister Sullo prova a cambiare volto alla sua squadra con Fazzi, Milinkovic e Busatto ma paga la prova incolore del proprio reparto offensivo. Vukusic non si vede mai disperso tra le maglie della difesa avversaria e da un atteggiamento di squadra che non lo aiuta. Adorante, invece, pecca nel classico errore di gioventù che a queste latitudini non è né giustificabile né accettabile rimediando un rosso diretto inutile. Da lì in poi la gara si sviluppa solo sui nervi con un Picerno che rischia veramente poco a parte un’opportunità capitata al giovane Fantoni. Al triplice fischio, l’amarezza per la sconfitta deve lasciare spazio alla consapevolezza del lavoro da fare per sistemare gli errori. Dalla trasferta di Potenza, giungono segnali positivi da Lewandowski ancora decisivo con le sue parate, da un sempre in palla Catania e da un Milinkovic con grande voglia di incidere.
Da questi segnali è fondamentale ripartire per resettare tutto alle porte di una settimana di fuoco: testa, cuore e gambe dovranno essere il mantra di un Messina atteso dal doppio esame pugliese contro Bari e Foggia.