Messina, nervi e cuore in attesa d’esperienza e condizione
Terzo risultato utile consecutivo, secondo pareggio in campionato ed un derby giocato a testa alta e con personalità: il Messina c’è ed aspira ad un ruolo da protagonista in questa Serie C.
Alla stesura dei calendari, la prima domenica di settembre era stata cerchiata in rosso. Seconda giornata di campionato e subito derby con il Palermo, per un ritorno nel calcio professionistico non banale. Avremmo voluto raccontare di un “Franco Scoglio” colorato e ricco di passione invece, con grande amarezza, il “Razza” di Vibo Valentia è stato il teatro di una gara maschia, grintosa, poco spettacolare ma tirata sino alla fine. Tralasciando l’ennesima “umiliazione sportiva” per la città dello Stretto in diretta nazionale, i 300 fedelissimi sugli spalti e le migliaia di tifosi a casa non possono che ritenersi soddisfatti di quanto visto nell’arco dei novanta minuti di gioco. Un derby giocato alla grande dal Messina che non si è consegnato all’avversario ed ha lottato senza alcun timore reverenziale di fronte ad una delle compagini candidate al salto di categoria. Un atteggiamento figlio del gran lavoro dello staff tecnico e riconosciuto, con grande lucidità, anche dall’allenatore avversario Filippi.
Come per Pagani sette giorni prima, anche il giorno dopo di questo Messina – Palermo lascia un po’ di amaro in bocca. Non tanto per il risultato finale quanto per l’andamento della gara stessa ricca di momenti significativi, possibili svolte mancate e, purtroppo, una conduzione arbitrale davvero mediocre. Ma prima di addentrarci nell’analisi della sfida, è giusto partire dalla vigilia e dalle parole di mister Sullo. Il tecnico cercava delle conferme da parte della sua squadra non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto fisico e della personalità: al termine dei 90′ minuti le risposte sono state positive con qualche piccola riserva da migliorare in corso d’opera. I biancoscudati si presentano ancora in “emergenza” con le pesanti assenze che colpiscono il fronte offensivo: Russo infortunato, Milinkovic e Vukusic ancora indisponibili. Nel 442 inziale, quindi, la sorpresa è l’esordio di Di Stefano sulla fascia destra: il classe 2000 non sfigura sfiorando il clamoroso goal che avrebbe coronato il suo approdo tra i professionisti. In generale va in scena una gara dai due volti con il Messina che controlla tutta la prima frazione: gara che non ricorderemo né per i ritmi né per la fluidità di gioco. Il terreno non in condizioni ottimali e le dimensioni ridotte del “Razza” contribuiscono ad un match spigoloso, con poche trame di gioco e ricco di interventi duri. In questo senso il Palermo va subito in difficoltà contro un Messina organizzato e dal baricentro alto. I primi 20 minuti sono forsennati e la difesa lenta rosanero soffre gli strappi degli esterni giallorossi: l’unico pericolo nasce dalla botta da fuori di Dall’Oglio su palla persa da Fofana. Al grande agonismo in campo, non fa seguito una conduzione di gara adeguata: scarsa gestione dei cartellini ed una clamorosa topica sul fallo da rosso di Marconi su Baldè in contropiede. In chiusura di prima frazione, però, il difensore serve su un piatto d’argento il tap in allo spagnolo che porta meritamente il Messina in vantaggio.
Organizzazione, pressing alto e profondità sono le caratteristiche di un Messina sfrontato e che non avverte le pressioni del match. Purtroppo, però, la seconda frazione mette in luce anche i limiti che hanno contraddistinto questo inizio di stagione dei biancoscudati. In primo luogo la condizione fisica: appare evidente come l’intero gruppo abbia un’autonomia di 65-70 minuti prima di soffrire un calo evidente. Solo nella ripresa, infatti, il Palermo riesce ad alzare il baricentro e prendere il controllo del match: i rosanero cambiano volto grazie alla panchina ed a una profondità di rosa importante. Allo stesso tempo Sullo conosce i limiti della sua squadra e deve ricorrere ad un cambio modulo con un più coperto 541 con l’inserimento di Mikulic, Fazzi, Matese e Busatto. La gara, in realtà, avrebbe potuto prendere anche una piega ben diversa: dopo soli tre minuti dalla ripresa l’arbitro concede un rigore molto generoso al Palermo che un irriconoscibile Floriano spara alle stelle. Il Messina prova a tenere, lotta su ogni pallone ma comincia a soffrire terribilmente in fase di ripartenza: su una palla persa in uscita nasce il cross che porta al goal di Soleri con una difesa colta totalmente impreparata. Un peccato grande specialmente vista la positiva prova della coppia di ferro Celic – Carillo. L’1-1 avrebbe potuto abbattere chiunque: non questa squadra, però, che non si disunisce e nel finale si divora clamorosamente il goal vittoria con la doppia occasione di Fazzi e soprattutto Busatto. Non sarebbe giusto gettare la croce sul giovane classe 2002, mentre vogliamo sottolineare l’illuminante assist di Matese a cui mandiamo un augurio di pronta guarigione dopo la sua uscita in barella per infortunio.
Al triplice fischio, l’1-1 lascia quella sensazione di incompleto già provata a Pagani. L’interrogativo resta lo stesso: un punto guadagnato o due punti persi? In questa fase di stagione non è ancora tempo di rammaricarsi e pensare al passato: la squadra è in crescita e, probabilmente, avrebbe pure meritato i 4-6 punti. Tuttavia il Messina è ancora un cantiere aperto, una squadra costruita da zero e che ancora non si è mai vista al completo. Mister Sullo non vede l’ora di poter mostrare il potenziale di tutti gli elementi a sua disposizione: l’obiettivo non sarà vincere il campionato, come dichiarato, ma riportare la gente allo stadio e riaccendere l’entusiasmo. Squadra e società restano concentrati sul nuovo progetto tecnico avviato, adesso tocca all’amministrazione comunale consegnare uno stadio a norma per scongiurare che il Messina diventi una compagine costantemente “in trasferta”.