ACR – FC: alla ricerca (vana) di unità ed identità
“Ed alla fine eccoci ancora qui…”
Puntualmente, come lo scorso anno, è arrivata la settimana del derby, della stracittadina, dello scontro al vertice tra le due squadre che si contenderanno la promozione in Serie C.
Ma, come un anno fa, è anche arrivata la settimana delle contraddizioni, dell’odio social e dell’impoverimento di qualsiasi forma di valore sociale – sportivo, amplificata ancor di più dal fatto che, 372 giorni fa, la partita non si giocò causa dell’imperversare della pandemia mondiale che avrebbe cambiato il mondo.
Riavvolgendo il nastro alla scorsa stagione, ci eravamo ripromessi di non voler vivere più una tale situazione. Pensavamo, ingenuamente, che lo scontro tra due realtà calcistiche cittadine si sarebbe limitato ad una singola stagione. Invece, proprio mentre la pandemia dilagava mettendo in ginocchio qualsiasi aspetto della nostra quotidianità, in riva allo Stretto metteva radici quella voglia di rivalsa a forti tinte messinesi.
Se non ne conoscete le caratteristiche, è un fenomeno davvero semplice che segue una sola regola: il dover prevalere ad ogni costo e con ogni mezzo nei confronti del vicino di casa. Un mantra che viviamo ogni giorno e che nel calcio ha trovato terreno fertile nello scontro, di dubbio gusto, tra Acr Messina e Football Club Messina.
Ad oggi la tredicesima città d’Italia vive questo paradosso: ancorarsi alle glorie del passato ignorando la realtà che ci circonda.
Troppo spesso si sente dire, da più parti, che Messina non merita la Serie D per tradizione, tifoseria e quant’altro.
Eppure, allo stato attuale, il limbo del massimo campionato dilettantistico è quello che può offrire una città tanto martoriata quanto schiava delle sue contraddizioni. Una situazione che esplode, in tutto il suo splendore, proprio in questa settimana di marzo che troverà l’apice nel match del “Franco Scoglio”.
Giochi del destino, poi, hanno fatto sì che si giochi con gli spalti deserti ed in piena situazione di lockdown.
Un contesto perfetto a far da cornice ad una gara svuotata di significati. Si potrebbe parlare della classifica, delle grandi qualità delle due squadre e dell’obiettivo di vincere il campionato.
Tuttavia una sana e costruttiva riflessione su tutto ciò che circonda questa gara va fatta. Gli aspetti tecnico – tattici passano in secondo piano quando è evidente il distaccamento totale di una comunità verso la propria squadra di calcio.
In questo senso le parole “unità” ed “identità” assumono un ruolo chiave ed imprescindibile.
La prima è già diventata una chimera dalla scorsa stagione nel momento in cui la città di Messina si è presentata ai nastri di partenza con due squadre nel modesto torneo di Serie D.
Per quanto riguarda l’identità il discorso si fa più complesso e scatena le ire delle poche decine di odiatori e fenomeni social.
Da un anno a questa parte e con l’aiuto del lockdown, infatti, il boom dei social ha amplificato qualsiasi cosa facendo perdere completamente la percezione della realtà. Così facendo anche il momento calcistico cittadino è diventato l’argomento principale di scontro su Facebook, Instagram e Twitter tra fazioni di leoni da tastiera, odiatori seriali, tuttologi e profili fake.
Mettendo in ballo sigle, stemmi ed atti giudiziari, ci si scontra su un qualcosa che non esiste più. L’identità di una comunità è ben altro e si identifica nel custodire gelosamente le proprie radici e tradizioni passate per costruire un futuro migliore. Ma Messina è una città particolare, lo sappiamo bene, e questo contesto grottesco e confuso farà da cornice alla settimana più calda della stagione.
Acr Messina e Football Club Messina si sfideranno in campo domenica prossima con l’obiettivo dei tre punti per proseguire lo scontro al vertice.
Noi resteremo spettatori di questo lunghissimo spettacolo teatrale che ancora nasconde il proprio atto finale.
Nel frattempo limitandoci ad osservare l’imbarbarimento della società messinese: ricordiamo il passato con nostalgia, auspichiamo una nuova scalata calcistica e prendiamo atto che, senza unità e spirito di identità, il calcio messinese non avrà futuro.
Da parte nostra non ci resta che augurarvi una buona partita perché chiamarlo derby o stracittadina è già una sconfitta per la città.