Messinesi Fuori Sede
Fuga di cervelli, argomento sempre attuale in ambito culturale e scientifico , fuga di talenti, tema ancora più topico , se riferito allo stato attuale della messina calcistica.
La triste agonia di un ACR Messina in crisi d’identità da un lato, l’esaltatante risalita di un Football Club Messina imbottito di stranieri dall’altra.
In mezzo una città sportivamente divisa da schermaglie e veleni .
Il senso d’appartenenza di un giocatore d’altronde non è certo una dote che si trova al discount, tanto meno in una sessione di mercato invernale.
Ed allora risulta doveroso volgere lo sguardo ai talenti messinesi sparsi per lo stivale, lontani chilometri e chilometri dalla propria terra natia , spesso in cerca di una chance mai avuta.
Il caso più lampante e’ sicuramente quello di Antonio Cannavó, attuale capocannoniere del girone I di Serie D, nativo di Camaro , adottato dal Licata, formazione che ha trascinato a suon di goal nel massimo campionato dilettantistico.
Ma al pari del “gallo”, tanti altri calciatori nati in riva allo stretto, sono stati costretti a cercar fortuna altrove, abbandonando il sogno di affermarsi con la biancoscudata, come Mattia Maita, centrocampista moderno classe ’94, neo acquisto del Bari di Luigi De Laurentis, messinese di nascita, con un passato tra le giovanili del Camaro, dove incrociava lo stesso Cannavò prima di essere acquistato dalla Reggina che lo trapiantavain Calabria, dove si affermava tra i professionisti con la maglia del Catanzaro, divenendone anche capitano.
Stesso ruolo, ma carta d’identità sicuramente più ingiallita per Giovanni La Camera, classe 83, capitano del Seregno, che agli albori del nuovo millennio lasciava la propria città di origine per cercare fortuna, con discreto successo, indossando tra le altre le maglie di Rimini, Pavia, Benvento e Cittadella .
Tra i costruttori di gioco dal sangue giallorosso spiccano anche i nomi di Daniele Ancione, che la biancoscudata l’ha indossata nella stagione 2008/09, divenendo anche il capocannoniere dell’allora formazione di mr. Di Maria e Gino Giardina, talento cristallino trapiantato a Marsala nelle utlime stagioni, accasatori nel mercato dicembrino in Eccellenza al Mazara Calcio dopo una breve parentesi nel Citta di Sant’Agata.
Scorrendo la lunga lista dei messinesi in cerca d’autore, parafrasando Pirandello, ne troviamo diversi che gli scarpini li hanno già riposti in cantina, perseguendo la strada lavorativa, stiamo parlando di Giovanni Cammaroto, roccioso difensore in forza al Camaro nella passata stagione che al pari del compagno di avventure Alberto Cappello, tra i fluidificanti più promettenti mai visti in città, si sono trasferiti al nord, a Modena il primo, a Lucca il secondo abbandonando ogni velleità di affermarsi in maglia e pantaloncini.
Casi diversi, concetti simili, per gli ex Città di Messina, Sebastiano Paterniti e Domenico Bombara protagonisti assoluti della miracolosa salvezza dell’allora formazione di Giuseppe Furnari, accasatisi in questa stagione all’Akragas il primo, all’Atletico Messina il secondo. Che forse avrebbero meritato un’opportunità nelle serie maggiori.
Potremmo parlare ancora di Giuseppe Costa, Francesco Calcagno, Santino Biondo, Marco Crimi, Giuseppe Rizzo, Luca Calapaj, Roberto Assenzio, Giuseppe Isgrò, un’infinita lista di nomi mai veramente presi in considerazione dai molteplici dirigenti transitati in riva allo stretto.
Cosi come è vero che un calciatore che indossa la propria maglia del cuore possa essere emotivamente più coinvolto degli altri, è anche vero che scorrendo gli almanacchi nelle ultime stagioni risulta difficile trovare veramente qualcuno che abbia incarnato quel senso di messinesità tanto reclamato da tifosi e addetti ai lavori .
E allora la domanda sorge spontanea, siamo veramente sicuri che per tornare a calcare i campi professionistici, requisito minimo per la tredicesima città d’italia, si debba guardare necessariamente altrove? Sfavorendo cosí i talenti a kilometraggio 0?
Forse e’ arrivato il momento di sfatare qualche luogo comune, perché in questo caso non è per forza l’erba del vicino ad essere la piu verde.